Morite pure, va bene, ma non lo fate
proprio quando è iniziata l'estate!
Perché allora ognuno pensa alle vacanze:
a Mombasa, a Majorca o in Provance.
Se proprio allora io muoio, con certezza
sarebbe una vera e propria sgarbatezza!
Bisogna morire con garbo. Chi è garbato
non muore certo in autunno inoltrato.
Non vorrei che al funerale quelli arrivati
mi mandassero al diavolo tutti inzuppati,
che si prendessero un solenne raffreddore,
per avermi compianto un paio d'ore.
Morire con tatto! Sarebbe un bel guaio
Se il funerale si svolgesse a gennaio.
O a febbraio, quando il freddo più si sente,
e all'idea del funerale trema la gente.
Non voglio che le persone commosse,
abbiano per questo le orecchie tutte rosse.
A primavera è il momento più adatto,
perché un malato grave muoia con tatto,
il vento di primavera il verde accarezza
e spazza via il lutto e la tristezza.
E la morte sembra un'inezia. Con coraggio
cercherò di rinviarla a metà maggio.
Jan Brzechwa, "Morire con tatto" tradotto da Paolo Statuti
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