lunedì, novembre 30, 2015

Liturgia da strada

Abbiate per monastero la camera dei malati, per cella la chiesa parrocchiale, per chiostro le strade della città, per clausura l'obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la santa modestia. Se dovete lasciare l'orazione per andare da un malato, fatelo. Il vostro dovere è lasciare tutto per il servizio dei poveri. San Vincenzo de' Paoli


venerdì, novembre 27, 2015

La mancanza

Vuoi sapere chi tu sei per me?

E allora ecco: tu sei

colei che m'impedisce di bastarmi.

Tu mi hai dato

la cosa più preziosa di tutte:

la mancanza!

Christian Bobin


giovedì, novembre 26, 2015

Cominciare

L'unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Cesare Pavese


 

martedì, novembre 24, 2015

Idoli

Un giorno fu chiesto a rabbí Bunam: «Che cosa s'intende oggi quando si parla di un sacrificio per gli idoli?». Egli rispose: «Vi farò un esempio. Quando un uomo pio e giusto che siede con gli altri a tavola e che mangerebbe volentieri ancora qualcosa, vi rinunzia per mantenere la sua reputazione, ebbene questo è un sacrificio agli idoli». "Storie e leggende chassidiche", Martin Buber


lunedì, novembre 23, 2015

Avaro

Per l'avaro l'avere è il fondamento del suo essere, la garanzia della sua identità: "Io sono ciò che ho". Per lui la proprietà privata (dal latino privare che significa "portar via agli altri") non è finalizzata all'uso, ma al possesso. Umberto Galimberti

 

giovedì, novembre 19, 2015

Insignificanza

La maggior parte degli uomini manca certamente di giustizia, indubbiamente di amore, ma ancor più di significato. L'insignificanza del lavoro, l'insignificanza del piacere, l'insignificanza della sessualità: ecco i problemi di oggi.  Paul Ricoeur, "Etudes", 1966.


mercoledì, novembre 18, 2015

Speranza

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.

"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.

E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.

 

Gianni Rodari

 

martedì, novembre 17, 2015

Giudizio

Tutto sembra impuro agli impuri, come tutto sembra giallo all'occhio dell'itterico. Alexander Pope


lunedì, novembre 16, 2015

Con tristezza

Il dubbio è divenuto cultura. L'incredulità, virtù. La diffidenza, sistema. [...]

Forse non ne abbiamo colpa. Ma noi oggi stiamo vivendo proprio questa tragedia.

Con tristezza.

Tonino Bello


venerdì, novembre 13, 2015

Formula per trattare con il prossimo

1° ascoltare quello che dice l'altro; 2° ascoltare tutto quello che dice l'altro; 3° ascoltare prima quello che dice l'altro. George Marshall ("Verso le vette", Corbo editore, Ferrara)


giovedì, novembre 12, 2015

Il mistero della fede

Non sono le grandi conoscenze che contano all'inizio, anche se hanno il loro gran valore. È col cuore, nelle profondità di se stesso che l'essere umano inizia a cogliere il mistero della fede; le conoscenze seguiranno. Non capiamo tutto in un colpo solo e una vita interiore si elabora a passo a passo. Oggi più che ieri penetriamo nella fede avanzando a tappe. Roger Schutz


 

martedì, novembre 10, 2015

La croce

Franco, perdonaci tutti, comunisti, industriali e  preti. Dimenticaci, disprezzaci, fai quel che vuoi, ma il tuo Signore non lo lasciare. Abbi il coraggio di prendere la sua croce, portala con fiducia. Non hai che lui che ti abbia amato. Don Milani, Articolo 15. 11. 49, www.donlorenzomilani.it


venerdì, novembre 06, 2015

Non ho tempo di pensare a me

Il segreto della mia vitalità è che vivo ora per ora, continuamente impegnata nella ricerca scientifica e nei problemi sociali. Non ho tempo di pensare a me... La mia vitalità deriva dalla totale indifferenza a me stessa. Rita Levi Montalcini, in occasione del suo 100° compleanno

 

giovedì, novembre 05, 2015

Umiltà

L'umiltà è la virtù più difficile da conquistare; niente di più duro a morire del desiderio di pensar bene di se stessi. Thomas Stearns Eliot (1888–1965)

 

mercoledì, novembre 04, 2015

la vita 2

Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore, che vi piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la moda, che passerete il tempo come vuole la moda.[…] Rifletteteci! Ne avete l'età. Don Milani, una lezione alla scuola di Barbiana, www.donlorenzomilani.it

martedì, novembre 03, 2015

la vita 1

Le cose meno belle, purtroppo, vengono da sé, invece le cose belle bisogna imporsele con la volontà, perché c'è stato chi ha pensato a fare in modo che la società vi offrisse tutto quello che occorre perché alle cose belle e utili non ci pensaste e teneste la vostra vita a un basso livello.

Don Milani, una lezione alla scuola di Barbiana, www.donlorenzomilani.it

domenica, novembre 01, 2015

Sorella Morte

Conoscevo una signora, una vicina di casa che quando io e mio fratello eravamo piccoli ci trattava sempre come fossimo dei principi; ricordiamo ancora i "gelatini" che ci regalava tutte le volte che ci vedeva per le scale, invitandoci a casa sua.

Una sera di primavera quella signora venne portata via da un'ambulanza: io assistetti dalla finestra di casa mia, senza fiatare, nascosta nel buio, come se stessi spiando qualcosa di proibito. Vidi partire l'ambulanza con dentro la signora con un respiratore ad aiutarla. Quel giorno conobbi la morte.

Prima di allora avevo visto delle persone senza vita, ma non mi avevano colpita quanto quella signora che non riusciva a respirare e che veniva portata via dagli infermieri. Per la prima volta mi trovai a pensare alla fine dell'esistenza, a come deve essere l'attimo in cui tutto si spegne e - per colui che se ne va - il mondo si ferma, l'universo intero trattiene il respiro. Un senso di impotenza e di ineluttabilità mi pervase; una sensazione di claustrofobia si impossessò dei miei pensieri per lunghi giorni.

All'improvviso mi trovai a chiedermi cosa ci fosse dopo la morte: forse era la prima volta che ci pensavo realmente: tutte le questioni riguardanti il Paradiso, fino ad allora, mi erano sembrate quasi ovvie, ma questo perché non vi avevo mai riflettuto. Mi trovai a chiedermi persino se potesse essere, sotto sotto, che ci fosse qualcosa di vero nel concetto di reincarnazione: mi pareva "poetica" l'idea che alla morte ci si trasformasse in qualcos'altro. Mi trovai a chiedermi se era poi realmente vero che ero una creatura speciale a cui spettava un posto speciale non soltanto quaggiù, ma anche dopo.

Molte cose traballavano nella mia testa, niente era più ovvio come prima, adesso la morte aveva un volto, aveva un suono, aveva una temperatura. Adesso potevo toccarla, sentirla, immaginarla. Capii che la morte non è un corpo inerte, bensì un'anima che ci manca; capii che quel che ci spaventa della morte non è tanto la sofferenza, quanto il nulla che ci pare possa sopraggiungere; non è l'attimo del distacco terreno, bensì la paura di doverlo attraversare da soli. Infine, pensai che non avrebbe alcun senso avere Dio vicino solamente nel corso della vita: che probabilmente il punto è proprio andare oltre.

Ricordai l'espressione di un prete che sentii ad un funerale molti anni prima: «... Attraversare la morte con la vita tra le mani». Fu la prima volta che capii cosa intendeva. Avevo pensato che era una cosa ben strana poter attraversare la morte, e ancora di più poter continuare a trattenere, in quel frangente, la vita tra le mani: capii che con la fede si poteva fare. Arriva un momento in cui la ragione ha talmente ragione che non ci lascerebbe mai credere altre cose: è in quei momenti che scopriamo se la nostra è una fede "di cuore" o "di testa". L'una e l'altra si aiutano ma, alla fine, la fede abbraccia il cuore: la testa deve solo accompagnarci fin tanto che basta a toccare gli estremi della fede, poi sopraggiunge il cuore.

Capii, allora, che la morte è una questione di cuore: che non vi è angoscia per chi al di là di essa vede una strada, e oltre quella strada Dio; che non vi è solitudine per chi sa che, anche se va, nel posto che lascia restano persone che gli rimarranno fedeli per sempre; che non vi è paura per chi ha vissuto meglio che poteva quel che ha vissuto, raccolto tutto quello che poteva raccogliere e dato tutto quel che poteva dare.  Maristella Leandrin, "Il Cenacolo", ottobre 2013