venerdì, febbraio 21, 2020

Ministero sacerdotale

Finora le mete del nostro ministero sacerdotale sono state principalmente la sacramentalizzazione; la conservazione di gruppi minuscoli e chiusi, di pie congregazioni marcate da devozionalismo e da una spiritualità individualista; il centralismo burocratico degli uffici. D'ora in poi, le mete pastorali saranno: prima di sacramentalizzare, evangelizzare; andare alla ricerca delle 99 pecore smarrite, senza tralasciare l'unica rimasta nell'ovile; formare ed educare le comunità cristiane, lì dove esistono comunità naturali e dove possano nascerne, in modo da organizzare la comunità parrocchiale in maniera vitale. Finora, i metodi di lavoro sono stati: chiamare e aspettare che la gente arrivi; minacciare coloro che non vengono e insistere su una pastorale del mero assolvimento del precetto domenicale, del precetto pasquale, del prendere i sacramenti; favorire una sorta di speranza da lotteria, inculcando l'azzardato desiderio di ottenere una buona morte, al posto della ferma volontà di conquistare ogni giorno una buona vita. D'ora in avanti, senza smettere di chiamare, dobbiamo uscire e andare a incontrare gli uomini là dove essi vivono; dobbiamo seminare amore, questa forza capace di spezzare la dura e fredda scorza della semplice cortesia, del semplice complimento, in modo che il seme della Parola di Dio si spanda e cresca; dobbiamo coltivare la virtù teologale della speranza, che è già godimento di Dio, sebbene non ancora completo e definitivo. Finora il nostro modo di vivere è stato più statico che dinamico; più da amministratori che da pastori; più polemico che attraente; più da costruttori di edifici e opere materiali che da costruttori della Chiesa viva. In futuro dobbiamo essere meno statici e più dinamici; meno amministratori e più pastori; meno lottatori e più aperti; meno occupati in opere d'ornamento e più operai della Chiesa di Cristo. Mons. Leonidas Proaño - http://www.giovaniemissione.it/categoria-testimoni/2213/mons-leonidas-proao/

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