venerdì, dicembre 22, 2017

Colloquio notturno

E quando la notte fonda

ha già inghiottito uomini e case

una cella mi accoglie

esule dal mondo. Gli altri

nulla sanno di questa mia pace,

di questi appuntamenti.

Forse neppure io saprei

ridire l'itinerario del giorno

ripetere la danza del mio amore.

Quasi nulla avanza di me la sera:

poche ossa, poca carne

odorosa di stanchezza,

curvata sotto il peso

di paurose confidenze.

Allora egli mi attende solo,

a volte seduto sulla sponda del letto,

a volte abbandonato sul parapetto

della grande finestra. E iniziamo

ogni notte il lungo colloquio.

Io divorato dagli uomini, da me stesso, a sgranare

ogni notte il rosario

della mia disperata leggenda.

Ed egli a narrarmi ogni notte

la sua infinita pazienza.

E poi all'indomani io, a correre

a dire il messaggio incredibile,

ed egli fermo al margine della strada

a vivere d'accattonaggio.

 

David Maria Turoldo, "Colloquio notturno"

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