domenica, ottobre 09, 2022

Africa

Sentivo di avere un debito da regolare, accumulato da cinquecento anni, da quando gli europei hanno cominciato a circumnavigare il continente nero, stringendolo nella stretta mortale dei loro interessi. Io ne ero l'erede, facevo parte di questo sistema. Volevo sdoganarmi, diventare povera come i poveri d'Africa e, così, annullare il debito. Ero al colmo della gioia. Vivendo fra loro, vivendo come loro, avrei fatto quel che dovevo fare, saldare il conto. Le cose si misero subito male. Ero fra loro, ma in una casa di mattoni e cemento; erano attorno a me, ma io mangiavo tre volte al giorno. La differenza che mi inquietava in Italia era, ora, quotidianamente sotto i miei occhi. Temevo di uscire, di sentirmi rinfacciare differenza e ingiustizia. Finalmente, un giorno andai da Maria, una nostra vicina vedova, nella sua piccola e fragile abitazione. Come mi vide da lontano, lanciò un grido di gioia. Chiamò un nipotino e lo mandò a cercare uno sgabello comodo, a un altro diede i soldi per comprarmi una bibita. Mi fece sentire la felicità e l'onore che le dava la mia visita. Uscii strabiliata. Mama Maria mi insegnò che la vita non si gioca sulla pretesa di giustizia ma sulla misericordia. Teresina Caffi, missionaria di Maria saveriana


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