giovedì, dicembre 18, 2008

Ci vogliono i poveri

Fanno paura i poveri, ma c'è qualcuno che li vorrebbe moltipli­care.
 Ci vuol bene chi lavori e porti il peso. Più poveri ci sono e più numerose le braccia che domandano lavoro. Quindi, concorrenza… delle braccia, possibilità di scelta, minor costo. Mi giudicherete fa­cinoroso e falso perché nessuno ha la spudoratezza di dirle certe cose. Abbiamo imparato a memoria il vocabolario della buona creanza sociale e certi segreti intendimenti non li scoperchiamo: ma in fondo a certe maniere di giudicare e sopratutto a certe maniere di comportarci, c'è la diabolica voglia di moltiplicare i poveri per poter meglio scegliere e pagarli peggio. Quando il portafoglio ha preso il posto del cuore, il diavolo può mettersi tranquillaménte a riposo; lo scolaro gli bagna il naso.
Qualcuno li vuole per una ragione romantica. Non so trovare una parola più propria, né mi sforzo di cercarla. Quando certi sen­timenti mi fanno groppo, non sto a guardare nel vocabolario.
Una pennellata di colore ci vuole, se tutti fossimo vestiti bene, che mono­tonia! Vicino alla pelliccia profumata ci vuole un povero scialle strappato; una blusa rattoppata vicino all'abito da sera.
Ci vuole un piede nudo lungo il marciapiede tra tante scarpe di mocassino. Chi sta bene può anche vedere le cose sotto l'aspetto estetico. Egli vive di immagini, quasi fosse sempre a teatro, sempre spettatore, mai at­tore: mentre gli gioverebbe mettersi nella realtà per capire come sia diverso fare il povero dall'immaginarlo. Poi, c'è anche la maniera ro­mantica di aiutare il povero. Se non ci fossero i poveri come si po­trebbe diventare benefattori? Se un nostro contadino o un nostro operaio hanno una bella figliuola, si può anche vestirla bene per farsela amica o compagna.
E poi ci si diverte per i poveri.
C'è così bisogno di denaro anche per la beneficenza, che non c'è proprio il caso di annusarlo.
Mi ci son trovato e mi è venuto voglia di buttarlo via. Poi, mi si è affacciato chi aveva fame e ho dovuto riprendere in mano anche questo denaro.
Dicevano gli antichi che il denaro non puzza. Non puzza, ma ripugna.
Ci si diverte e si fa del bene: ci si diverte facendo del bene.
Allora io penso che certi divertimenti non avrebbero gusto se non ci fosse legato il gusto di fare un po' di bene. Mi pare di scor­gere sul volto, dei godenti, la noia del godere e mi vergogno di pensare che qualcuno abbia bisogno di misurare il proprio benes­sere sullo star male degli altri. Quanto potrà durare? I vetri sono fragili e uno schermo di vetro fra i due mondi, è uno schermo che fa ridere.
S. Paolo, parlando di evangelizzatori non autorizzati, conclude­va: "purché Cristo sia predicato". Vorrei dire, pensando a chi si diverte per i poveri: "purché il povero entri nel cuore dei ricchi ".
Oggi, entra ballando, ma domani potrebbe divenire una presenza umana.
Dio si serve di tante strade e dei materiali più diversi per creare un tabernacolo ai suoi prediletti.
Però se volete che vi dica fino in fondo il mio pensiero su que­sta moda, eccovelo:
È una brutta moda borghese e mi rincresce che il proletariato stia per appropriarsela, scambiandola per una stra­da di solidarietà. Io ne conosco un'altra più bella: costa un pochino di più, ma il povero vi può passare senza sentirsi umiliato.                              
Don Primo Mazzolari   ("Adesso" n. 8 – 30 aprile 1949)

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