lunedì, luglio 03, 2006

VERGINE E UMILE

In questa città «fu dunque mandato da Dio l'angelo Gabriele».
A chi? «Ad una vergine promessa ad un uomo di nome Giuseppe».
Chi è questa Vergine tanto degna di venerazione da essere salutata da un angelo, e tanto umile da essere stata promessa ad un artigiano? E' bella questa unione di verginità e di umiltà, e a Dio è molto cara quell'anima in cui l'umiltà rende preziosa la verginità e la verginità rende bella l'umiltà.
Tu senti parlare di una ragazza al contempo vergine e umile: se non puoi imitare la verginità dell'umile, imita l'umiltà della vergine. La verginità è una virtù degna di lode, ma l'umiltà è più necessaria. Quella viene consigliata, questa è richiesta. A quella sei invitato, a questa obbligato. Di quella si dice: «Chi può intendere intenda»; e di questa: «Se uno non diventerà come questo bambino, non entrerà nel regno dei cieli». Perciò quella è premiata, questa - l'umiltà - è esigita. Puoi salvarti senza la verginità, non lo puoi senza l'umiltà.
L'umiltà può piacere quando piange la verginità perduta; ma senza umiltà, oso dire che a Dio non sarebbe piaciuta neppure la verginità di Maria. «Su chi riposerà il mio Spirito, egli dice, se non sopra chi è umile e inerme?» Sopra chi è umile - ha detto -, non sopra chi è vergine. Se Maria non fosse umile, lo Spirito Santo non avrebbe riposato su di lei. Se non avesse riposato su di lei, non l'avrebbe fecondata. E' perciò evidente, che, perché concepisse dallo Spirito Santo, Dio «guardò l'umiltà della sua serva» come ella stessa disse, piuttosto che la sua verginità.
E se piacque per la sua verginità, tuttavia la Vergine ha concepito per la sua umiltà.
Si deve concludere: è l'umiltà senza dubbio ad aver reso possibile che anche la verginità piacesse a Dio.

(Da: In laudibus Virginis Matri – Bernardo di Chiaravalle, dottore della Chiesa, 1091-1153)

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