Poi, negli anni, ho visto la fatica passare di moda.
I genitori augurarsi che i figli ne fossero liberati o vaccinati,
come qualcosa da evitare, da rifuggire ogni volta che fosse possibile.
Ho visto la parola «fatica» assumere un significato solo negativo
e scomparire dal vocabolario quotidiano.
Tanto da chiedermi se ci sia mai stato davvero un tempo
in cui era interpretata in modo positivo.
Allora mi torna in mente mio zio Carlo che arriva in cima a un colle,
durante una gita in montagna.
È a torso nudo, ha dei pantaloni in velluto alla zuava,
una fascetta gialla sulla fronte e un asciugamano intorno al collo,
e tutto rosso in faccia dice: «Che bella fatica abbiamo fatto».
Mario Calabresi, "Alzarsi all'alba", Libri Mondadori
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