Non dobbiamo abituarci a un cristianesimo normalizzante che spunta le inquietudini e le contraddizioni alla ricerca di una perfetta quadratura del cerchio. La fede non è la gomma che cancella gli scarabocchi delle nostre vite né il pennello che ritocca le sbavature. La fede in un Assoluto — se non è fanatismo — comporta la ricerca, la lotta, la testardaggine e la resa. È desiderio di pienezza che non lascia posto al rancore e alla meschinità. È la casa degli uomini e delle donne inquiete (inquietum cor nostrum). Ben vengano tutte le figure che risvegliano domande e aprono orizzonti perché l'obbedienza della fede sia il frutto di un assenso profondo a Cristo, dopo avergli chiesto conto e ragione, e magari aver scoperto le sue piaghe solamente dopo aver lottato con lui. Perché Cristo non è un «ladro di energie», come lo definiva (il grande) Arthur Rimbaud. È la spina della rosa. Antonio Spadaro
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