martedì, maggio 21, 2024

Tutti i giorni

Non mi voglio fossilizzare attorno all'idea della morte

ma all'idea che c'è una vita,

anche tutti i giorni.

Quello che mi spiace tanto

è scoprirlo solo adesso.


Franco Di Mare

 

lunedì, maggio 20, 2024

Che ne sappiamo?

Ogni tanto guardo l'erba

e probabilmente l'erba mi guarda a sua volta:

che ne sappiamo?


Knut Hamsun, Pan

domenica, maggio 19, 2024

Corporeità

Noi siamo poco incarnati. Non possiamo comprendere l'Incarnazione di Dio se, a nostra volta, noi non siamo incarnati nel nostro corpo. Penso che la nostra società soffra un deficit nella comprensione del corpo, nell'accettazione della piena unità dell'umano in spirito e corpo. Una grande filosofa della scienza ad Oxford ha scritto che tutte le tentazioni della nostra cultura occidentale vengono dalla paura del corpo. Dalla classicità greca, al manicheismo, al neoplatonismo, a Cartesio si è sempre enfatizzato il concetto per cui l'umano si risolva nella sua mente, e quindi la tentazione del dualismo tra anima e corpo. Credo, dunque, che una grande sfida per i cristiani oggi, non sia soltanto quella di adeguarsi ad un mondo e a un uomo che cambiano, ma soprattutto indirizzare l'uomo di oggi ad una più completa comprensione di se stesso. Anche della sua corporeità. Oggi il nostro mondo appare malato soprattutto sul versante della corporeità, che è al centro di tutti i nostri discorsi, pensate alle malattie dell'alimentazione, alle cure palliative del fine vita, al dominio della fitness, alla rimozione della morte corporale. E la nostra dottrina ha molto da dire sul corpo. Anzi è fondata sul corpo. Sul dono di Gesù espresso con le parole: «Questo è il mio corpo dato per voi». La resurrezione del corpo. La cura e la salvezza che passa attraverso il corpo. Eppure siamo molto spesso riluttanti ad annunciare questo «Vangelo del corpo». Noi possiamo incontrare Dio attraverso i sensi del nostro corpo. Non solo attraverso la mente. Gesù si è rivelato in quel modo, incarnandosi. Come possiamo dunque incarnarci in noi stessi? La buona notizia è anche che io sono carne e sangue proprio come il mio Dio. Questa è la nostra affinità con Dio. Guardavo nei giorni scorsi i miei fratelli e sorelle nel Sinodo e mi domandavo: quanti di loro hanno consapevolezza della loro affinità con Dio attraverso la loro corporeità? Quanto della nostra conclamata spiritualità è relazionata alla nostra esistenza fisica? Tra i cristiani di oriente è diffusa la pratica dello yoga, che è un esercizio che si fonda sulla unità tra corpo e spirito. Ma ancora oggi tra molti cristiani occidentali lo yoga è visto con molto sospetto. L'uomo non può conoscere compiutamente Dio se non è riunificato. Ma quanti di noi possono effettivamente dirsi uno? La vita sacramentale è una vita del corpo, e dei suoi sensi. Ogni sacramento si fonda sulla nostra esperienza corporea. Timothy Radcliffe

sabato, maggio 18, 2024

Libero respiro

Non è importante che pensiamo le stesse cose…

ma che tutti abbiano il proprio libero respiro.

Aldo Moro

venerdì, maggio 17, 2024

Civiltà

La nostra società non è teocentrica né antropocentrica. Tanto meno è cristiana, poiché il Cristianesimo esige tutti e due quegli elementi e noi non ne possediamo più neanche uno. Tanto meno è civile, se diamo ancora alla parola civiltà un contenuto positivo, e non ci rassegniamo a umiliarla nella triste, derisoria inflazione che hanno già subito altre grandi parole come libertà e giustizia. Gli antichi oscillarono fra i valori divini e i valori umani, ora mettendo più forte l'accento sui primi, ora sui secondi. Ma noi abbiamo soppresso gli uni e gli altri. È in questo che consiste l'essenza mostruosa del mondo contemporaneo, la nuova orrenda novità. Margherita Guidacci, da "Il nostro mondo", 'articolo pubblicato sulla rivista Rassegna, settembre 1945

 

giovedì, maggio 16, 2024

Scusa

Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto sempre di non essere mai abbastanza. Alda Merini

mercoledì, maggio 15, 2024

Sperare l'insperabile

Chi non spera quello

che non sembra sperabile

non potrà scoprirne la realtà,

poiché lo avrà fatto diventare,

con il suo non sperarlo,

qualcosa che non può essere trovato

e a cui non porta nessuna strada.

Eraclito

martedì, maggio 14, 2024

La propria piccola vittoria

Nel momento in cui capiamo che la possibilità di fare la guerra o di non farla è dentro di noi, possiamo veramente contribuire a che l'odio si spenga e — ognuno con la sua piccola vittoria interiore — cambiare il mondo. Sì, anche noi possiamo far sì che le guerre finiscano! Ciascuno di noi, nel suo piccolo, ogni giorno, può farlo. Senza aspettare i potenti. Arnoldo Mosca Mondadori

lunedì, maggio 13, 2024

Anche colpa mia

Se il pianeta in questi tempi è messo a ferro e fuoco la colpa è mia. Anche mia. Ma altrettanto è mia la responsabilità della pace. Anche mia: basta che io, quando vengo attaccato, decida di lasciar agire l'amore, spegnendo ogni cattiveria prima dentro di me, e poi fuori. Odiare fa star male, perdonare dà benessere. Arnoldo Mosca Mondadori

domenica, maggio 12, 2024

Stai tranquilla

Sei ancora viva, vecchia mia?

Sono vivo anch'io. Saluti a te, saluti!

Che scenda sulla tua casetta

Quella ineffabile luce serale.

 

Mi scrivono che ti consumi nell'angoscia

E che sei molto triste per me,

Che spesso vai per strada

Nel vecchio golfino fuori moda.

 

E tu nella azzurra oscurità serale

Spesso scorgi la stessa cosa:

Che qualcuno in una rissa da taverna

Mi tiri una coltellata sotto il cuore.

 

Niente di tutto ciò, mamma! Stai tranquilla.

È solo una fantasia penosa.

Non sono ancora un bevitore così gramo.

Da morire senza averti visto.

 

Io come sempre ti voglio bene

E sogno solo, più presto

Della angosciosa malinconia,

Di far ritorno alla nostra casa poveretta.

 

Io tornerò quando il bianco giardino

A primavera dispiegherà i suoi rami.

Solo non svegliarmi all'alba,

Come otto anni fa.

 

Non ridestare un sogno che è svanito,

Non smuovere ciò che non si è avverato;

Una troppo precoce perdita e stanchezza

Mi è toccato di provare nella vita.

 

E non insegnarmi a pregare! Non serve!

Non è possibile più tornare al passato.

Tu sola mi sei d'aiuto e conforto,

Tu sola sei la mia ineffabile luce.

 

Perciò dimentica le tue ansie,

Non essere troppo triste per me.

Non andare così spesso per strada

Nel vecchio golfino fuori moda.

 

Sergéj Aleksándrovič Esénin, "Lettera alla madre" (Traduzione di Lucio Coco)


sabato, maggio 11, 2024

L'origine dei conflitti

L'origine dei conflitti è la tendenza alla reazione che ognuno di noi ha innata dentro, convinti come siamo che un'altra via non sia possibile, che l'alternativa non esista. E il meccanismo per cui questo accade è assolutamente identico nelle grandi guerre scoppiate tra i popoli o invece nei minimi conflitti tra individui: lo scontro ci appare ineluttabile senza esserlo, così lo vede il nostro pensiero distorto. L'errore compiuto dai singoli diventa errore dell'intera umanità, il piccolo odio di ognuno, moltiplicato per i sette miliardi di uomini e donne che siamo, diventa guerra mondiale. Arnoldo Mosca Mondadori

venerdì, maggio 10, 2024

Frammento del mio testamento

Non voglio che tu divenga il ludibrio del mondo.

Ti lascio lo stesso sole che mi

ha lasciato mio padre.

Le stelle brilleranno le stesse

e le notti le stesse

ti chiameranno a un dolce

sonno,

il mare ti riempirà di sogni.

Ti lascio

il mio sorriso amaro perché

tu lo dissipi,

solo non mi tradire. Oggi il

mondo

è povero. Ha sanguinato

molto questo mondo

ed è rimasto povero. Diventa

ricco

guadagnando l'amore del

mondo.

Ti lascio la battaglia terminata a metà

e la mia arma con la canna fumante.

Non appenderla al muro. Il

mondo ne ha bisogno.

Ti lascio il mio lamento. Tanto dolore

guadagnato nelle battaglie

del mio tempo,

ricorda. Ti lascio questo comando.

Ricordare vuol dire non morire.

Non dire che sono indegno,

che la disperazione mi ha portato

avanti

e che sono rimasto indietro in trincea. Ah, ho gridato

mille volte no, ma soffiava tanto

vento, pioggia

e grandine hanno sepolto la mia

voce. Ti lascio

la mia storia scritta con la mano

di una qualche speranza. Finiscila

tu.

Ti lascio le statue degli eroi

con le mani mozze, bambini che

non sono riusciti

a prendere una modesta forma

d'uomo,

madri abbrunate, giovani disonorate.

Ti lascio di Belsen e di Auschwitz il

ricordo.

Tu non tardare a diventare grande.

Nutri bene

il tuo tenero cuore con la carne

della pace del mondo ragazzo, ragazzo.

Impara, centinaia di migliaia di

tuoi fratelli innocenti

sono periti subito nelle fredde nevi

in una fossa comune e negletta.

E li chiamano nemici, oh, i nemici

dell'odio.

Ti lascio l'indirizzo della tomba

perché tu legga il mio epigramma.

Ti lascio gli accampamenti della

città

tra prigionieri che dicono

sempre di sì ma dentro di loro ruggisce

il no schiavo dei liberi

Sono anch'io uno di quelli

che di fuori dicono

il sì della necessità, ma dentro di me nutro il no.

È così che è andato il mio

tempo. Volgi

il tuo dolce sguardo al nostro

disgraziato tramonto.

Il pane è fatto pietra, l'acqua

fango

e la verità è un uccello senza

canto.

Questo ti lascio. Io ho trovato il coraggio

di essere fiero. Provati a vivere

Salta tu stesso l'ostacolo per

essere libero.

Aspetto che tu me lo dica.

Questo ti lascio.

 

Poesia di Kriton Athanasulis tratta dalla raccolta «Dyo anthropoi mes mou» («Due uomini dentro di me», Atene, 1957). Traduzione di Lucio Coco, L'Osservatore Romano, 16 aprile 2024

 

 

 

giovedì, maggio 09, 2024

Neonato

La nascita di un figlio annuncia un vasto futuro di cui noi non faremo completamente parte. Alejandro Zambra

mercoledì, maggio 08, 2024

Ama

Ama

saluta la gente

dona

perdona

ama ancora e saluta.

Dai la mano

aiuta

comprendi

dimentica

e ricorda

solo il bene

E del bene degli altri

godi e fai

godere.

Godi del nulla che hai

del poco che basta

giorno dopo giorno:

e pure quel poco

Se necessario

Dividi.

E vai,

vai leggero

dietro al vento

e il sole

e canta.

Vai di paese in paese

e saluta

saluta tutti

il nero, l'olivastro

e perfino il bianco.

Canta il sogno del mondo:

che tutti i paesi

si contendano

d'averti generato

Amen

 

David Maria Turoldo

martedì, maggio 07, 2024

Presenza di Dio

Mi è stato detto che Francesco d'Assisi una volta si genuflesse davanti a un noto criminale, dicendo: «Mi inginocchio davanti alla presenza di Dio in te». L'uomo ne fu trasformato. Quale uomo non cambierebbe nel profondo — non importa quanto terribili siano i suoi errori — se potesse vedere la presenza di Dio in sé stesso? Come potrà mai vedere in sé questa Presenza se noi, che pretendiamo di crederci, non la vediamo prima?

Dale  S. Recinella, Racconti dal "braccio della morte", Osservatore Romano 18 marzo 2024

lunedì, maggio 06, 2024

domenica, maggio 05, 2024

Io credo e dubito

Io credo e dubito insieme. Il mio dubbio e la mia fede camminano in parallelo lungo una frontiera comune, perché non abitano nello stesso paese. Il mio intelletto continua a sondare, perché Dio non ha a che fare con la scienza, la sua esistenza non si può dimostrare come due più due uguale quattro. E la mia fede avanza vigorosa, stabile, incrollabile nel proprio campo, il cuore, il ricordo, la ricettività, l'immaginazione.

Eric-Emmanuel Schmitt

 

 

sabato, maggio 04, 2024

venerdì, maggio 03, 2024

Svuotare il mare con un cucchiaio

A volte è come se stessimo tentando di svuotare il mare con un cucchiaio. Ma la pace è un fatto. È solo questione di tempo.

Guardate il Sud Africa, l'Irlanda del Nord, la Germania, la Francia, il Giappone, perfino l'Egitto. Vedete, niente è impossibile.

Colum McCann, "Apeirogon" (Feltrinelli)

giovedì, maggio 02, 2024

Amore concreto

Amare a parole non è sufficiente: è tempo di passare all'amore concreto. All'ora della globalizzazione della finanza e dei beni, in cui crescono come non mai gli egoismi, è urgente mobilizzare la famiglia umana e ribellarsi in nome della fraternità. Senza fraternità, la vita può diventare un inferno. Pedro Opeka

mercoledì, maggio 01, 2024

Le nostre serate

Molti mi dicono, sei fortunato
tu che hai trovato un lavoro sicuro
bello, tranquillo, interessante
e che ti rende decentemente

 

Io penso alle nostre serate stupide e vuote
ti passo a prendere cosa facciamo
che film vediamo, no l'ho già visto
tutto previsto

 

Molti mi dicono, non hai diritto
di lamentarti ti puoi permettere
qualche parentesi qualche evasione
tu che hai un lavoro di soddisfazione

 

Io penso alle nostre serate stupide e vuote
vuoi bere qualcosa
grazie, ho già preso il caffè su in casa
che cosa vuoi, niente ti annoi

 

Molti mi dicono, ma cosa cerchi
cosa pretendi, non fare il nevrotico
hai una ragazza che ti vuol bene
ti lascia libero, non ti fa scene

 

Io penso alle nostre serate stupide e vuote
le nove e un quarto, due passi al centro
destinazione, al solito bar
televisione

 

Io penso alle nostre serate stupide e vuote
Io penso alle nostre serate stupide e vuote

 

Giorgio Gaber, "Le nostre serate", 1963