La persona che mi sta di fronte mi fa vedere il messaggio ricevuto da un conoscente che non sente da tanto tempo. Sorride, trova che la domanda sia garbata e originale: "Come ti sta trattando la vita?" Da quella frase iniziamo a riflettere. Garbata sì, ma posta così rischia di essere ambigua e di alimentare la tendenza al vittimismo che sta dilagando e intossicando il nostro mondo. Come se la vita avesse un debito nei miei confronti. Perché continuo a incontrare persone che si sentono vittime di qualcosa o di qualcuno. Per la loro storia, per il loro percorso. Sconfortati e stanchi, arrabbiati o rassegnati. La colpa della loro infelicità è altrove, fuori da sé. Nel proprio carattere, nell'infanzia infelice, nella mancanza di possibilità. Gli altri invece sono felici. Gli altri sono migliori. Gli altri sono diversi. No, non abbiano nessun credito rispetto alla vita. Semmai l'opportunità di prenderla in mano e di farla fiorire. Non sono le cose che ci capitano a definire ciò che siamo. Ma il modo che abbiamo di vederle e di affrontarle. Finiamo il ragionamento. Le suggerisco di rispondere al suo amico con un messaggio: "E tu, come stai trattando la vita?" Paolo Curtaz
1 commento:
parole molto vere!!!
Grazie
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