Che cosa ne è oggi di questi Negri
che per cinquecento anni il mondo ha depredato?
In difesa della schiavitù e del mercato degli schiavi,
e per mettere in piedi l'industria capitalistica
e l'imperialismo coloniale,
l'Africa e i Negri sono stati considerati
quasi al di fuori dei confini dell'umanità.
Con l'avvento del pensiero moderno
hanno perduto la propria storia e la propria cultura.
Tutto quello che in Africa c'era di umano
è stato attribuito all'Europa e all'Asia.
Sono queste le parole che William Edward Burghardt Du Bois
— pioniere della sociologia negli Stati Uniti, attivista per i diritti delle comunità nere, romanziere e poeta —
scrive all'indomani della Seconda guerra mondiale, in un capitolo del suo libro "The World and Africa" (1946),
emblematicamente intitolato "The Rape of Africa".
Il capitolo è ora uno dei testi inclusi nel volume "Sulla linea del colore. Razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo",
che, dopo la prima uscita nel 2010, viene ora meritoriamente riproposto dal Mulino a cura del filosofo politico Sandro Mezzadra (Bologna, 2025, pagine 464, euro 18).
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