Secondo la cultura indiana l'esistenza di una persona è fatta di quattro tappe. C'è il tempo in cui si impara, il tempo della fatica, del giudizio. Il secondo momento è l'insegnare, essere genitore, maestro. La parola sapienza deriva dal latino sàpere che vuol dire "avere sapore", gusto, potremmo dire il senso del conoscere. La terza è la tappa del bosco, cioè ritirarsi all'ombra, essere capaci di trovare anche nella solitudine, la capacità di riflettere, ritrovare la parola che ha senso, ritrovare un po' più se stessi. Chi ha il coraggio di dire oggi che a un certo punto della vita bisogna fare l'esame di coscienza? Non lo dicono più neppure i preti... Il quarto è il momento in cui si diventa mendicanti, quando si ha bisogno degli altri. Nella vecchiaia tu ritrovi la relazione che prima hai vissuto da signore, qui la vivi invece da persona umile, da povero. Questi quattro elementi secondo me costituiscono un po' la maturità nel suo insieme e non sono necessariamente successivi l'uno all'altro.
Gianfranco Ravasi intervistato da Walter Veltroni, Corriere della Sera, 10 novembre 2020
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