venerdì, ottobre 30, 2015

Poveri

Non bisogna correre il rischio di idealizzare i poveri. Anche loro sono esseri umani, hanno tutti i difetti che l'umanità porta con sé. Ma all'interno di Emmaus ho incontrato poveri che sono stati capaci di mobilitare energia e passione per persone ancora più povere di loro. Che non si sono tirati indietro di fronte al dolore degli altri, che sono stati capaci di vivere la condivisione senza farsi prendere dalle logiche del profitto e del guadagno. Sono loro che mi hanno mostrato che è insopportabile essere felici senza gli altri ed è insopportabile che gli altri soffrano se si ha qualche mezzo e non lo si mette al loro servizio. Questo mi hanno insegnato i poveri.

Lo ripeto: essi non sono migliori del resto degli uomini... A causa delle sofferenze che hanno patito, alcuni di loro sono diventati più feroci della società che li ha partoriti, altri hanno scoperto che la possibilità per il riscatto e la promozione stava nel mettersi al servizio, nel condividere il poco o il niente che si aveva giorno per giorno. Quale lezione anche per la nostra società occidentale di oggi che, nonostante le belle promesse, produce moltissimi poveri e moltissima incertezza anche tra coloro che, una volta, chiamavamo i "ceti medi". È sotto gli occhi di tutti il rischio dell'arroccamento, della sicurezza a qualunque costo. Eppure, sono convinto che nessun successo, nessuna gioia reale e durevole è possibile se non all'interno della ricerca della gioia per tutti.  Abbé Pierre ("Il cenacolo", settembre 2003)


 

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