Sono io che busso alle porte,
alle porte una per una.
Ma non potete vedermi,
sono invisibili i morti.
Da quando son morta a Hiroshima
dieci anni sono passati.
Ma di anni ne avrò sempre sette,
non crescono i bambini morti.
I capelli han preso fuoco per primi,
i miei occhi si sono carbonizzati.
Ora sono una manciata di cenere,
cenere dispersa nel vento.
Non chiedo nulla per me,
per me non desidero nulla.
Non mangia caramelle un bambino
che brucia come un foglio di carta.
Sono io che busso alle porte
e invoco la vostra promessa
che i bambini non siano più uccisi
e possano ancora mangiare caramelle.
La bambina di Hiroshima, Nazim Hikmet, 1956
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