venerdì, marzo 13, 2020

Uomo in galera che guarda suo figlio

 Quando avevo la tua età mi dicevano i grandi

e le vecchie maestre amorevoli e miopi

che Libertà o Morte era una ridondanza

a chi poteva venire in mente in un paese

dove i politici giravano senza scorta?

 

Che "La Patria o la Tomba" era un altro pleonasmo

giacché la patria funzionava a dovere

tanto allo stadio quanto nei campetti.

 

In verità non capivano un corno

poveracci

credevano che Libertà fosse soltanto una parola acuta

Morte nient'altro che una parola grave o piana

e Carcere per fortuna una parola sdrucciola.

 

Si scordavano di mettere l'accento sull'uomo.

 

La colpa non è che fosse proprio loro

ma di altri più duri e più sinistri

e questi sì

come ci infinocchiarono

nella limpida repubblica verbale

come idealizzarono

quel tripudio di bestie e di padroni

e come ci rifilarono un esercito

che beveva il suo mate nelle caserme.

 

Uno non sempre fa quello che vuole

uno non sempre può.

 

Per questo sono qui

guardandoti e soffrendo

la tua assenza.

 

Per questo è che non posso spettinarti

né aiutarti con la matematica

né crivellarti a pallonate.

 

Tu sai che ho dovuto giocare ad altri giochi

che ho giocato sul serio.

 

Giocai per esempio a guardie e ladri

e i ladri erano i poliziotti.

 

Giocai per esempio a nascondino

e se ti scoprivano ti uccidevano

e giocai a colore

e il colore era quello del sangue.

 

Bimbo mio, anche se hai pochi anni

penso di doverti dire la verità

affinché tu non la dimentichi.

 

Per questo non ti nascondo che mi hanno torturato

fino a quasi farmi scoppiare i reni

tutte queste piaghe, gonfiori e ferite

che i tuoi occhietti tondi

guardano ipnotizzati

sono colpi feroci

sono stivali in faccia

troppo dolore perché te lo nasconda

troppa sofferenza perché mi si cancelli.

 

Ma è anche giusto che tu sappia

che il tuo vecchio è stato zitto

o che bestemmiò come un pazzo

che è un bel modo di tacere.

 

Che il tuo vecchio dimenticò tutti i numeri

(per questo non potrei aiutarti con le tabelline)

e quindi anche tutti i numeri di telefono.

 

E le strade

e il colore degli occhi

e i capelli e le cicatrici

e in quale angolo

in quale bar

quale fermata

quale casa.

 

E ricordarsi di te

del tuo visino

lo aiutava a stare zitto.

 

Una cosa è morire di dolore

e un'altra è morire di vergogna.

 

Per questo ora

puoi chiedermi

e soprattutto

posso io risponderti

 

Uno non sempre fa quello che vuole

ma ha sempre il diritto di non fare

quello che non vuole.

 

Piangi pure, piccolo mio

sono cazzate

che gli uomini non piangono.

Qui piangiamo tutti.

 

Gridiamo, sbraitiamo, sbaviamo, urliamo, bestemmiamo.

 

Perché è meglio piangere che tradire.

Perché è meglio piangere che tradirsi.

 

Piangi

ma non dimenticare.

 

 

Mario Benedetti, citato da Mauro Armanino, Niamey, 8 marzo 2020

 

(Trad. di Milton Fernàndez)  https://miltonfernandez.wordpress.com/2016/01/29/mario-benedetti-uomo-in-galera-che-guarda-suo-figlio/


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