ma sono tornati lupi
travestiti da agnelli... bulli...
arroganti e le facce ghignanti.
Con i loro deliri... i loro dileggi...
la loro propaganda...
e la stessa ignoranza.
Vasco Rossi a suo padre deportato dai nazisti e internato militare in Germania
Come nasce questo blog? Da Claudio che invia regolarmente una e-mail ai suoi amici con brani acchiappati qua e la. Testi che aiutano a riflettere a farsi delle domande o a cercare delle risposte non banali, non conformiste, non retoriche. Al mio invito di raccoglierle in un blog, Claudio ha risposto più o meno...." se vuoi pensaci tu" E io ho raccolgo la sfida!
Dentro una persona anziana
c'è una persona più giovane
che si sta chiedendo
cosa diavolo sia successo.
Terry Pratchett
Da giovane sono stato ribelle
e ora continuo ad esserlo.
Infatti, non ho voglia di protestare per tutto
senza dare una soluzione positiva,
non ho voglia di riempire di disordine la vita.
Mi ribello contro tutto questo!
Voglio comportarmi come un uomo che sa
di avere un destino eterno e inoltre
passare per la vita facendo il bene
che è in mio potere fare,
comprendendo,
scusando,
perdonando,
convivendo...
Questa è la mia ribellione!
Sicché oggi sono più ribelle di chiunque altro.
Tu sii molto ribelle, che non è male...
Josemarìa Escrivà
Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che danno degli ordini, che fanno la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d'estate,
a piedi nudi.
Nino Pedretti, "I nomi delle strade"
(citato da Nicola Bultrini, L'Osservatore Romano)
Vincere e perdere
sono due verbi che sembrano opporsi tra loro:
a tutti piace vincere e a nessuno piace perdere.
La vittoria contiene un brivido
che è persino difficile da descrivere,
ma anche la sconfitta ha qualcosa di meraviglioso.
Per chi è abituato a vincere,
la tentazione di sentirsi invincibili è forte:
la vittoria, a volte, può rendere arroganti
e condurre a pensarsi arrivati.
La sconfitta, invece, favorisce la meditazione:
ci si chiede il perché della sconfitta,
si fa un esame di coscienza,
si analizza il lavoro fatto.
Ecco perché, da certe sconfitte,
nascono delle bellissime vittorie:
perché, individuato lo sbaglio,
si accende la sete del riscatto.
Mi verrebbe da dire che chi vince
non sa che cosa si perde.
Non è solo un gioco di parole:
chiedetelo ai poveri.
Papa Francesco, gennaio del 2021, intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport
Spesso la nostra preghiera
è banale, annoiata
perché di fatto non c'è dentro
l'intuizione della bellezza,
non sappiamo cosa chiedere,
non vediamo neanche cosa sia necessario.
E allora giù a far preghiere, liturgie e riti
senza sapere neanche perché,
giusto per fare il proprio dovere
e aver pagato la tassa a Dio.
Fa bene chiedersi:
e io come cerco il Signore?
E per che cosa lo cerco?
Missionari della via
Noi umani non ci rendiamo conto
del coraggio che abbiamo salutando i morti;
della speranza che nutriamo
congedandoci dai morti;
siamo come i genitori
che danno la "Buonanotte" ai loro bambini.
Salutando i morti,
gettiamo il cuore al di là della notte,
oltre la morte.
Giovanni Cesare Pagazzi "Cosa può un saluto?" (San Paolo, 2024)
Forse in cielo i defunti si vantano di come sono morti:
- Io sono morto d'influenza.
- E io di raffreddore.
- E io non so più di che, perchè spesso
si muore non di ciò di cui ci si ammala.
- A me il cuore ha cessato di battere.
- E a me ha dato un calcio un cavallo.
- E io sono volato dalla finestra.
- Ho inghiottito un ago.
- Sono stato soffocato da un cetriolo.
- Sono morto, perché non avevo la medicina.
- E io sono morto, perché avevo troppe medicine.
- Mi sono sbagliato e mi hanno avvelenato i funghi.
- E io perché giocavo coi fiammiferi ed è bruciata la casa.
- E io neanche mi sono accorto di essere morto.
Tutti però ammutiscono quando giunge Padre Massimiliano Kolbe,
delegato all'inferno come Angelo Custode,
Padre Kolbe che nemmeno al buio
ha perso la luminosità del volto, e dice:
- E io sono morto perché non mi curavo di me, ma degli altri.
Jan Twardowski
Diceva che davvero bisogna amare i defunti
perché proprio loro sono ostinatamente presenti
non si addormentano
hanno il tempo tondo quindi non hanno fretta
tranquilli perché non hanno esaurito niente
neanche in caso d'incendio salterebbero in piedi
non mandano giù come noi il senso intimorito
non si fingono né migliori né peggiori
non pronunciamo su di loro migliaia di sentenze
sempre gli stessi come l'ontano verde fino all'ultimo
conoscono perfino l'indirizzo privato di Dio
non declamano sull'amore
ma aiutano a trovare gli oggetti smarriti
non invecchiano ringiovaniti dalla morte
non spaventano con un vuoto pieno di erudizione
non uniscono santità e appetito
più vicini di quando se ne andavano per un attimo
passando accanto con il corpo non visto
hanno salvato assai più di un'anima
Jan Twardowski
Se lei (la morte) non ci fosse
probabilmente non concluderemmo niente
nella nostra vita,
perché tanto c'è sempre un domani.
La morte invece ci fa sapere
che non c'è sempre un domani,
che se vogliamo fare qualcosa,
il momento giusto è "ora"!
Sammy Basso
Nel lavoro, ma ancora di più nella vita,
sono sempre stato attratto dai migliori.
Quelli che hanno qualcosa da dire,
perché quasi sempre hanno anche qualcosa da dare.
Quelli che sono disposti a cambiare idea,
che preferiscono i dubbi alle certezze,
che parlano piano e pensano forte.
I migliori sono loro,
quelli che hanno il dono della sintesi,
perché l'emozione è sintesi,
e saperla provocare è la dote più bella del mondo.
Quelli che sanno piangere,
che non è un gesto che indica debolezza:
piangere - fin da quando nasci - è un segno che sei vivo.
I migliori sono quelli che non danno mai giudizi
se non conoscono a fondo quello di cui si parla.
E quelli che di fronte a un problema,
anziché accusare chi lo ha creato,
si domandano come possono impegnarsi a risolverlo
senza danneggiare gli altri.
Non sono pochi i migliori, ma è difficile trovarli.
Perché chi ha qualcosa in più,
di solito viaggia sottovento e non fa rumore.
Li ho cercati sempre i migliori,
per capire se potevo migliorare me stesso.
Non so se ci sono riuscito,
ma non ho sprecato comunque nemmeno un'ora
perché ho conosciuto persone belle,
e ho sentito parole affascinanti.
Cosa puoi chiedere di più al tuo tempo?
Nulla, credo.
Anche perché le persone belle,
spesso ti capitano per caso.
E per fortuna, qualche volta,
non ti lasciano più.
Alberto Caprotti, Avvenire
Il lavoro
compiuto senza impegno,
senza interesse,
senza cura dei piccoli particolari,
non merita di essere umano.
Fernandez Carvajal
Non perché sei risorto dal sepolcro
non perché sei asceso al cielo
ma perché Ti hanno fatto lo sgambetto
Ti hanno spogliato nudo
perché in croce hai ripiegato il collo come un airone
perché sei morto come un Dio che non assomiglia a un Dio
senza medicine e panno molle sulla testa
perché i Tuoi occhi erano più grandi della guerra
come quelli dei caduti in trincea con il nontiscordardimé -
perché sporco di lacrime Ti alzo
sempre durante la Messa
come un agnello al quale tirano le orecchie.
Jan Twardowski
Il marciume che c'è negli altri
c'è anche in noi,
continuavo a predicare;
e non vedo nessun'altra soluzione,
veramente nessun'altra,
che quella di raccoglierci in noi stessi
e di strappar via il nostro marciume.
Non credo più
che si possa migliorare qualcosa
nel mondo esterno
senza aver fatto prima la nostra parte
dentro di noi.
È l'unica lezione di questa guerra:
dobbiamo cercare in noi stessi,
non altrove.
Etty Hillesum (giovedì pomeriggio, 19 febbraio 1942, ore due)
Noi che siamo stati nei campi
di concentramento
ricordiamo gli uomini che andavano
da una baracca all'altra confortando
i compagni e regalando l'ultima
crosta di pane.
Forse non erano molti, ma bastavano
a ricordarci che tutto si può portare
via a un uomo tranne una cosa:
l'ultima delle libertà umane,
che è quella di decidere
la propria linea di comportamento
in qualunque circostanza
e di seguire la propria strada.
Viktor Frankl
Il filosofo Pascal era convinto
che le nostre vere disgrazie
derivano dal non essere capaci
di stare in silenzio in una stanza
a riflettere almeno qualche minuto
ogni giorno.
Leonardo Sapienza
Morite pure, va bene, ma non lo fate
proprio quando è iniziata l'estate!
Perché allora ognuno pensa alle vacanze:
a Mombasa, a Majorca o in Provance.
Se proprio allora io muoio, con certezza
sarebbe una vera e propria sgarbatezza!
Bisogna morire con garbo. Chi è garbato
non muore certo in autunno inoltrato.
Non vorrei che al funerale quelli arrivati
mi mandassero al diavolo tutti inzuppati,
che si prendessero un solenne raffreddore,
per avermi compianto un paio d'ore.
Morire con tatto! Sarebbe un bel guaio
Se il funerale si svolgesse a gennaio.
O a febbraio, quando il freddo più si sente,
e all'idea del funerale trema la gente.
Non voglio che le persone commosse,
abbiano per questo le orecchie tutte rosse.
A primavera è il momento più adatto,
perché un malato grave muoia con tatto,
il vento di primavera il verde accarezza
e spazza via il lutto e la tristezza.
E la morte sembra un'inezia. Con coraggio
cercherò di rinviarla a metà maggio.
Jan Brzechwa, "Morire con tatto" tradotto da Paolo Statuti
Il disagio di quando non siamo neanche liberi di soffrire in pace, costretti ad una forzata serenità dall'imperativo "Sta' tranquillo!" scandito da parenti e amici. Una frase apparentemente innocua ma violentissima. La ribellione allo "Sta tranquilla!" è progressivamente sempre più consapevole. Che succede quando non solo non posso, ma neanche voglio stare tranquilla? Quando accetto di affondare negli strati più profondi di me, in zone di inconsapevolezza in cui ho paura, ma anche desiderio, di avventurarmi? Chandra Livia Candiani, "I visitatori celesti" (Torino, Einaudi, 2024)
Quando preghi devi aspettare
ogni cosa ha il suo tempo
lo sanno i profeti
continua a chiedere e lascia ogni aspettativa
l'inesaudito matura nel futuro
l'inavverato
è lì per accadere
il Signore sa già tutto anche in piena notte
dove corrono frenetiche le formiche
l'amore crederà l'amicizia comprenderà
non pregare se non sai aspettare.
Invece è sempre valida e forte la convinzione che sia meglio la delusione rispetto al rimpianto, se non altro perché regala la consolazione di averci provato. E la consapevolezza di sapere che chi si accontenta forse gode, ma solo un po'. Quando chiedevano a Madre Teresa perché fosse rimasta a Calcutta, lei rispondeva: c'è sempre un posto dove puoi essere straordinario. Ecco, se ognuno pensasse di poter davvero lasciare un segno del proprio passaggio, anche piccolo se non straordinario, forse nel mondo ci sarebbero più bellezza e meno squallore.
Alberto Caprotti
Invece ci sono persone che non hanno mai voglia di niente, e purtroppo non sono poche. Non sanno da che parte girarsi, non sanno che farsene neppure del tempo. Non sono mai contente di nulla, che poi è una delle più grandi povertà del mondo. Galleggiano nel limbo, vivono in grigio, ormai non sanno più se ridere o piangere, e nel dubbio non fanno né l'uno né l'altro. Non rischiano, vegetano. Confondono la felicità con quello che desiderano senza apprezzare il bello e il buono che hanno a portata di mano ogni giorno. Alberto Caprotti
La vita dei ricchi diviene sempre più fisicamente e socialmente separata
da quella del ceto medio e dei poveri. I ricchi dell'America Latina o dell'Africa
- che vivono in quartieri e compound rigidamente chiusi e spesso militarmente presidiati -
possono trovarsi su un pianeta diverso da quello in cui vive la "gente normale".
Ma anche dove i quartieri dei ricchi e quelli degli "altri" sono separati
solo dall'incerto confine di una strada o di un giardino,
i mondi degli uni e degli altri possono essere tra loro alieni.
Gli invisibili confini della disuguaglianza, non meno di quelli visibili,
rendono più difficile il coinvolgimento dei ricchi nelle politiche di aiuto ai poveri.
La disuguaglianza può ispessire lo schermo che permette di non vedere la povertà
e conduce a non curarsene senza troppi rimorsi di coscienza.
Andrea Boitani
Se si definisce la fraternità nei suoi effetti occorre subito dire che essa è la resistenza alla crudeltà del mondo. Perché da quando c'è l'umanità Polemos, il demone della guerra, è presente e si manifesta nella rivalità che giunge alla negazione, all'uccisione dell'altro come rivela il fratricidio di Abele da parte di Caino. Dalla prefazione di Papa Francesco al libro di Enzo Bianchi "Fraternità" (Einaudi, collana Frontiere, 2024).
Chi si mette in ricerca, vuol dire che si sente distante, vive una profonda nostalgia verso un luogo, una dimensione che gli manca. La vita terrena è caduca, c'è la malattia, c'è la morte. Anche inconsapevolmente, ognuno aspira a tornare verso l'origine, quella sorgente da cui tutto proviene. Antonella Lumini, "Monachesimo interiorizzato. Tempo di crisi, tempo di risveglio" (Paoline, 2021)
Quindici secondi di purezza lì,
altri dieci secondi là:
con un po' di fortuna nella mia vita,
quando la lascerò,
ci sarà abbastanza purezza
da costituire un'ora.
Christian Bobin
Un uomo e una donna non reggono da soli a volersi bene a lungo, se non fanno esperienza di un abbraccio più grande, di una compagnia più grande, di una cerchia di amici che sorregge e conforta. Franco Nembrini
Le coppie di sposi mi colpiscono – lo dico sinceramente – per il loro coraggio e mi stanno insegnando cosa vuol dire dare la vita per un altro. Resto sempre meravigliato del loro desiderio di giocarsi la propria vita sulla vita di un altro: un altro che può sempre cambiare, tradire, venire meno. Sposarsi vuol dire limitare la propria vita: lasciare che l'altro diventi un confine per me. Vuol dire ritrarsi e fare spazio a un altro. Vuol dire accettare di essere tirati fuori ogni giorno dal proprio egoismo radicale. In altre parole, sposarsi vuol dire incarnare l'amore! Gaetano Piccolo
Come può una società - che si fonda su sughi pronti, ricette di torte veloci, cene surgelate e fotocamere istantanee - insegnare la pazienza ai suoi giovani? Paul Sweeney
Si condannano persone senza colpa ogni volta che l'amore non viene prima, quando pensiamo solo alla nostra rivalsa e alla nostra vittoria, quando l'egoismo viene prima. La giustizia è un grido che si eleva per amore, le leggi custodiscono l'amore e si deve lottare sempre per esse, anche pagandone il prezzo, però tutto e sempre per custodire il primato della misericordia. https://www.missionaridellavia.net/#/
Innanzitutto dì a te stesso chi vuoi essere;
poi fa' ogni cosa di conseguenza.
Epitteto
Se tutti avessero
quattro mele ciascuno
se tutti fossero forti come cavalli
se tutti fossero egualmente inermi
in amore
se ognuno avesse le stesse cose
nessuno sarebbe utile a nessuno
Grazie perché la Tua giustizia
è ineguaglianza
quello che ho e quello che non ho
persino quello che non ho
a chi dare
è sempre utile a qualcuno
è notte perché poi sia giorno
buio perché splenda una stella
c'è l'ultimo incontro e la prima
separazione
preghiamo perché altri
non pregano
crediamo perché altri non credono
moriamo per coloro
che non vogliono morire
amiamo perché ad altri
si è raffreddato il cuore
una lettera avvicina perché un'altra allontana
gli ineguali hanno bisogno
gli uni degli altri
è più facile per loro capire
che ognuno è per tutti
e cogliere l'insieme.
Jan Twardowski
Siamo al paradosso,
l'unguento miracoloso che unirà
finalmente davvero l'Europa non saranno i diritti,
le lezioni dei padri fondatori, vincoli fiscali, legali, educativi:
sarà l'integrazione del complesso militar-industriale,
nemico fuori portata di tutti i volenterosi pacifismi.
È tutta una faccenda di soldi, di arraffare un gigantesco affare.
Mentre si chiudono le catene di montaggio delle automobili
e si raddoppiano quelle dei Leopard corrazzati,
il manager sintetizza siccitoso: «Ce ne sarà abbastanza per tutti».
Domenico Quirico, La Stampa, 16 settembre 2023