sabato, novembre 16, 2024

Guerra

Per tutto l'inverno i nostri principali nemici furono la pioggia e la stanchezza.
Andavo a dormire marciando e mi svegliavo per ritrovarmi ancora in marcia.
Nonostante gli alti stivali di gomma, l'acqua nelle trincee ci arrivava sopra il ginocchio;
ricordo ancora la gelida fiumana che si rovesciava fuori degli stivali quando ci capitava di forarli contro il filo spinato.
La familiarità con i morti di data antica o recente
riconfermò in me l'idea che mi ero formata dei cadaveri al momento della morte di mia madre.
Imparai a conoscere, a compatire e a rispettare l'uomo comune:
e in particolare il caro sergente Ayres, che venne (credo) ucciso dalla stessa granata che ferì me […].
Ma, per il resto, la guerra — con la paura, il freddo, l'odore degli esplosivi,
gli uomini orribilmente maciullati che ancora si muovevano come scarafaggi mezzo schiacciati,
i cadaveri seduti o in piedi, il paesaggio di terra brulla senza un filo d'erba,
gli stivali indossati notte e giorno fino a che non sembravano essersi incollati ai piedi
— altro non è che un raro e pallido ricordo.
È troppo estraneo al resto delle mie esperienze
e spesso ho la sensazione che sia accaduto a un altro.

Clive Staples Lewis, nell'autobiografia «Sorpreso dalla gioia»

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