Né più né meno del religioso, anche l'ateo é vittima della falsa immagine di Dio — esattamente quella che rifiuta, in verità la nostra epoca, come qualunque altra, non é atea: è solo idolatra. E interessante notare come «idolatria» significhi culto dell'immagine. L'uomo é per sua natura insufficiente in sé perché relativo all'altro, e, in ultima istanza, all'Altro. O trova in lui la propria realtà, o si perde nel culto dell'immagine, inabissato nel vuoto dell'apparenza. L'angoscia mortale é il posto vacante di Dio nel cuore dell'uomo: se non si volge a lui, sempre gli resta; e nessun idolo può colmarla. Notiamo anche come in un mondo ateo il senso di colpa prevalga su quello del peccato. La colpa, infatti, è nei confronti della propria immagine, il peccato nei confronti dell'Altro. Silvano Fausti
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