È impossibile far parte di una comunità quando il Potere presuppone continuamente che tu sia un Altro. […] Appena uscite di casa non siete più soltanto voi stessi: di colpo diventate dei rappresentanti […]. Sorridete a tutto e tutti, animali domestici e manichini compresi. Camminate con la massima naturalezza. Ringraziate ad alta voce se qualcuno vi tiene aperta la porta. Chiedete scusa di esistere. Nella metro bisbigliate, al cinema ridete piano, trasformatevi in gas invisibili. […] Abbiamo commesso l'errore di avere i capelli di un colore incline al crimine. Avremmo potuto sforzarci di avere meno melanina nella pelle. Ci è capitato un cognome che ricorda a questo piccolo Paese che fa parte di un mondo più vasto.
Jonas Hassen Khemiri, "Chiamo i miei fratelli" (Torino, Einaudi, 2022, pagine 136, euro 15, traduzione di Katia De Marco)
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