Quel che si vede è difficile
da provare. Molti preferiscono
quel che è nascosto. Anch'io una volta.
Charles Simić
Come nasce questo blog? Da Claudio che invia regolarmente una e-mail ai suoi amici con brani acchiappati qua e la. Testi che aiutano a riflettere a farsi delle domande o a cercare delle risposte non banali, non conformiste, non retoriche. Al mio invito di raccoglierle in un blog, Claudio ha risposto più o meno...." se vuoi pensaci tu" E io ho raccolgo la sfida!
Quel che si vede è difficile
da provare. Molti preferiscono
quel che è nascosto. Anch'io una volta.
Charles Simić
Da te io non voglio niente, non mi aspetto niente, io sono nata povera, sono vissuta povera, e voglio morire povera. Anzi, te lo voglio subito dire: se ti facessi prete e per disgrazia diventassi ricco non metterò mai più piede in casa tua. Ricordatelo bene. Mamma Margherita a suo figlio (don Bosco)
Non abbiamo virtù, non perché è difficile, ma perché non vogliamo. Non abbiamo pazienza, perché non vogliamo. Non abbiamo temperanza, perché non vogliamo. Non abbiamo castità, per la stessa ragione. Se lo volessimo, saremmo santi, ed è molto più difficile essere ingegnere che santo. San Rafael Arnaiz Baron (1911-1938), monaco trappista spagnolo
Presto! Portatemi una brocca di sidro affinché possa bagnare la mia mente e dire qualcosa di saggio! Aristofane
Anche l'unico mantello è dell'ignudo
e l'ultimo avanzo è dell'indigente.
E l'ultimo pane è per chi ha fame!
David Turoldo
Il martirio bianco è ciò che si cerca di vivere giorno per giorno, ossia il dono della vita a goccia a goccia, in uno sguardo, in una presenza, in un sorriso, in un'attenzione, un servizio, un lavoro, in tutto quello che fa sì che la vita che ci anima venga condivisa, donata, consegnata. E là che disponibilità e abbandono diventano martirio, immolazione: l'importante è non tenere per sé la vita. Jean Jacques Pérennès, "Vescovo tra i musulmani. Pierre Claverie martire in Algeria", Città Nuova, Roma 2004
Si può capire il carattere di una persona dal modo in cui accoglie le lodi. Lucio Anneo Seneca
Il bisogno di aggiornare il mondo in continuazione su come si sta, dove si è, con chi si sta, se siamo felici, tristi, maleducati, forse toglie un po' di lucidità. O, forse si è solo, e di molto, abbassata la soglia della nostra sensibilità. I social non sono necessari, le informazioni che forniamo nessuno ce le chiede, eppure forniamo in continuazione risposte a nessuna domanda. Assia Neumann Dayan
Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Wislawa Szymborska
Perché un bambino sia ben educato
una cosa importante abbiamo imparato:
non permettete mai e poi MAI,
onde evitare un sacco di guai,
che il miserello se ne stia fermo
davanti a qualche teleschermo.
Anzi, il consiglio più pertinente
sarebbe non installare per niente
questi apparecchi che rendon cretini
sia i più grandi che i piccini.
In tutte le case che abbiam visitato
c'era un bambino seduto impalato,
lo sguardo lustro, la bava alla bocca,
davanti ad una buffa scatola sciocca.
Taluni possono stare per ore
muti guardando il televisore.
Lo sguardo fisso, l'aria di allocchi,
fuor dalle orbite gli escono gli occhi
(una volta abbiam fatto un censimento:
ce n'eran venti e più sul pavimento).
Seduti immoti, ipnotizzati,
come ubriachi paralizzati
con il cervello telelavato
in un massiccio telebucato.
E' vero, signora, che tiene buoni
anche i bimbi più birbaccioni,
che così noie più non le danno
e fuor dai piedi un po' se ne stanno
mentre lei scola e condisce la pasta
o con le amiche gioca a canasta –
ma non si è mai fermata a pensare
a tutti i danni che può causare
una massiccia esposizione
ai raggi della televisione?
Non si è mai chiesta esattamente
che effetto esercita sulla mente
ingenua della sua creatura
quell'invenzione contronatura?
FA A TUTTI I SENSI L'ANESTESIA
UCCIDE TUTTA LA FANTASIA!
RIEMPIE LA MENTE DI PACCOTTIGLIA,
E FA VENIRE GLI OCCHI DI TRIGLIA!
RENDE PASSIVI E CREDULONI,
ALLENTA IN BLOCCO ROTELLE E BULLONI
CHE IL CERVELLO FA FUNZIONARE,
NON LASCIA PIU' NULLA DA IMMAGINARE,
IL GUSTO PER LE FIABE ROVINA,
TUTTA LA TESTA RIDUCE IN PAPPINA!
A questo punto qualcuno dirà:
"Va bene, va bene, ma come si fa ?
Se questo mostro di cui parlate
va eliminato con due pedate,
come fanno i nostri figlioli
a divertirsi, specie se soli ?
Come passare un bella serata
senza la tele illuminata?"
Scordato avete la vostra storia?
Vi rinfreschiamo un pò la memoria?
C'era una volta una grande avventura:
la consuetudine alla lettura!
Pieni di libri i comodini
scaffali, tavoli e anche lettini!
Tutti leggevano e il tempo volava,
e con il tempo la mente viaggiava:
storie di draghi, regine e pirati,
di navi e tesori ben sotterrati;
deserti, giungle e fitte foreste,
cannibali e indios a caccia di teste.
Paesi strani e luoghi mai visti,
malvagi, eroi, tipi buffi o tristi:
di spazio pei sogni ce n'era a iosa,
leggere era un'attività meravigliosa!
Raccolte, favole, romanzi e fumetti,
volumi, tomi, libelli e libretti,
ce n'era grande scelta e varietà,
e tutti leggevano a volontà!
Se erano piccoli i bambini
qualcuno per loro leggeva i destini
di Biancaneve e la mela stregata,
e della Bella Addormentata.
Quanti bei libri, quanti piaceri
potevano scegliere i ragazzi di ieri!
Perciò vi preghiamo, fate il favore,
BUTTATE IN CORTILE IL TELEVISORE!
Con uno scaffale riempite lo spazio
e pur se i ragazzi saranno uno strazio
per qualche giorno guardandovi male,
colmate di libri quello scaffale;
vedrete che poi, passata la crisi,
pian piano smettete di essere invisi:
per far qualcosa, per curiosità,
saranno colpiti dalla novità.
Sfogliando un libro quasi per caso
più non potranno staccarne il naso:
riscopriranno che grande diletto
è leggere un libro o un giornaletto!
Ci prenderanno tanta passione
che scorderanno la televisione;
i tempi in cui erano vittime inermi
del fascino truce dei teleschermi
un brutto sogno vi sembrerà
e ogni ragazzo grato sarà
a quelli che, con mossa sapiente,
l'han trasformato in teledipendente!
P.S. Non è che di Mike ci siamo scordati:
ma siamo in attesa dei risultati
per constatar se funziona la cura
e se recupererà la sua statura.
Ma se non funziona, in verità,
possiam solo dire che ben gli sta!
Roald Dahl
Gli Indiani Cherokee del Nord America hanno un magnifico "rito" per significare il passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Quando un ragazzo compie gli anni prescritti per dimostrarsi adulto, il padre lo porta nel folto della foresta e gli benda strettamente gli occhi, poi lo lascia da solo seduto su un tronco. Il ragazzo deve stare sul tronco tutta la notte e non togliersi la benda fino al mattino. Non può chiedere aiuto a nessuno. Se resiste, al sorgere del sole sarà proclamato uomo. Di solito, la notte è paurosa: ci sono rumori strani, sibili e scricchiolii, animali che strisciano, lupi che ululano, fruscii e grugniti, combattimenti feroci tra i cespugli. Il ragazzo è armato solo del suo coraggio. Stringe i pugni e resiste, seduto sul tronco, con il cuore che batte all'impazzata. Finalmente, dopo quella notte orribile, il sole appare e il ragazzo si toglie la benda.
E allora scopre suo padre poco lontano, seduto su un tronco accanto al suo. Il padre non se n'è andato, è rimasto tutta la notte in silenzio, per proteggere il figlio da ogni possibile pericolo, senza che il ragazzo potesse accorgersene.
Non conosciamo mai la nostra altezza
Finché non siamo chiamati ad alzarci,
E se siamo fedeli al nostro compito
Arriva al cielo la nostra statura.
L'eroismo che allora recitiamo
Sarebbe quotidiano, se noi stessi
Non c'incurvassimo di cubiti
Per la paura di essere dei re.
Emily Dickinson
L'uovo di legno, un oggetto un tempo di uso comune, ma oggi quasi sconosciuto ai più, che serviva a rammendare i calzini. Quell'uovo, ereditato dalla nonna e in un primo tempo scambiato per un oggetto quasi magico, mi chiedeva di essere un monito affinché diventassi finalmente capace di rammendare i buchi della mia vita. Così ho fatto. Ho imparato a raccogliere i punti smagliati, a unire i lembi di uno strappo.
Da "L'uovo di legno", di Luisa Stagni, racconto contenuto in "Arripizzari. Tessitrici di storie" a cura di Alma D'Addario (le Commari, pagine 177, euro 18,00)
L'artista deve fare in modo che la posterità creda ch'egli non abbia vissuto. Gustave Flaubert
Lavorare bene non vuol dire soltanto cercare di fare bene le cose, ma fare in modo che siano rispettate al meglio tutte le dimensioni di un lavoro: la cosa fatta, i rapporti con gli altri durante il lavoro (sorridere nei momenti di stanchezza, sostituire un compagno che ne ha bisogno...). Sul piano umano, lavorare bene può consistere nel non accontentarsi di "fare quello che si deve", ma nell'avere spirito di iniziativa, dare la precedenza a ciò che è più necessario per gli altri. Fernando Ocáriz Braña
Quando nel cammino della carità incontriamo il cartello che indica "giustizia", non possiamo ignorarlo: sarebbe strano, infatti, continuare a fare doni a chi viene costantemente derubato e lasciato povero, senza mai intervenire per proteggerlo dal ladro. Sarebbe perverso continuare ad applicare cerotti sulle ginocchia sanguinanti di un alunno senza affrontare il bullo del cortile. Sarebbe inopportuno lavorare per costruire tende per sfollati senza curarsi di sapere chi li sta sfrattando dalle loro abitazioni e perché. Magnus McFarlane-Barrow
La terra della mia anima è così dura
c'è un sasso pesante sul mio petto
da questo barcone
ho capito che chi vede la realtà
deve essere realista,
che sei il luogo in cui arrivi
e quella è la tua ultima destinazione.
Poesia di Kenan Shukur, affogato a Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023
Se qualcosa è fuori posto davanti a me, mi metto a posto io.
Diane Arbus, fotografa, citata da Lisa Ginzburg, Avvenire
A te, cui devo la palpitante gioia
che tiene desti i miei sensi nel tempo della veglia
e il ritmo che governa la quiete del nostro comune
tempo del sonno;
il respirare all'unisono
di amanti i cui corpi sanno l'uno dell'altro;
che pensano gli stessi pensieri senza bisogno
di parlare
e si sussurrano le parole uguali senza bisogno
di significato.
Nessun rabbioso vento invernale raffredderà
e nessuna arida arsura tropicale disseccherà
le rose del roseto che è nostro e solo nostro.
Questa dedica è l'unica cosa che scrivo per farla leggere ad altri:
è fatta di parole private, spedite in pubblico al tuo indirizzo.
A dedication to my wife, Dedica per mia moglie di Thomas Stearns Eliot (1888-1965)
Quell'uomo laggiù dice che una donna
ha bisogno di essere aiutata a salire in carrozza
e sollevata attraverso i fossi
e ha bisogno di avere ovunque il posto migliore.
Nessuno mi ha mai aiutata a salire in carrozza
o ad attraversare pozzanghere di fango
o mai mi ha dato un posto migliore…
E non sono io forse una donna?
Guardami! Guarda il mio braccio!
Ha arato e seminato e riempito i granai
e nessun uomo poteva tenermi testa…
E non sono io forse una donna?
Potevo lavorare tanto e mangiare quanto un uomo
quando riuscivo a mangiare
e sopportare anche la frusta.
E non sono io forse una donna?
Ho fatto nascere 13 figli
e li ho visti venduti quasi tutti come schiavi
e quando ho gridato il dolore di una madre,
nessuno mi ha ascoltato se non Gesù…
E non son io forse una donna?
Quell'ometto vestito di nero
dice che una donna non può avere gli stessi diritti di un uomo
perché Cristo non era una donna.
Da dove è arrivato il tuo Cristo? Da Dio e una donna!
L'uomo non ha avuto nulla a che fare con lui!
Se la prima donna che Dio ha creato
è stata forte abbastanza da capovolgere il mondo tutta sola,
insieme le donne dovrebbero essere capaci
di rivoltarlo ancora dalla parte giusta.
Sojourner Truth – "Donne Chiesa Mondo", n°115, ottobre 2022
Ci sono donne…
E poi ci sono le Donne Donne…
E quelle non devi provare a capirle,
perché sarebbe una battaglia persa in partenza.
Le devi prendere e basta.
Devi prenderle e baciarle, e non devi dare loro il tempo di pensare.
Devi spazzare via con un abbraccio
che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta sola, una soltanto a bassa, bassissima voce. Perchè si vergognano delle proprie debolezze e, dopo averle raccontate si tormentano – in una agonia lenta e silenziosa – al pensiero che, scoprendo il fianco, e mostrandosi umane e fragili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo,
vedranno le tue spalle voltarsi ed i tuoi passi allontanarsi.
Perciò prendile e amale. Amale vestite, che a spogliarsi son brave tutte.
Amale indifese e senza trucco, perché non sai quanto gli occhi di una donna possono trovare
scudo dietro un velo di mascara.
Amale addormentate, un po' ammaccate quando il sonno le stropiccia.
Amale sapendo che non ne hanno bisogno: sanno bastare a se stesse.
Ma appunto per questo, sapranno amare te come nessuna prima di loro.
Le donne, di Alda Merini
Non vi è intelligenza senza emozione. Ci può essere emozione senza molta intelligenza, ma è cosa che non ci riguarda. Ezra Pound
L'amore è sofferenza,
pianto, gioia, sorriso.
L'amore è felicità,
tristezza e tormento.
Non si ama con il cuore,
si ama con l'anima
che si impregna di storia.
Non si ama se non si soffre
e non si ama
se non si ha paura di perdere.
Ma quando ami vivi,
forse male, forse bene, ma vivi.
Allora muori
quando smetti di amare,
scompari quando non sei più amato.
Se l'amore ti ferisce,
cura le tue cicatrici
e credici, sei vivo…
Perchè vivi per chi ami
e per chi ti ama.
Alda Merini
Da chi gioca a nascondino
fino a Dio, vale per tutti,
chi si nasconde troppo bene
parli e dov'è ce lo dica.
Robert Frost, "Fuoco e ghiaccio", Adelphi, traduzione di Silvia Bre
Accidia, lussuria, gola, avarizia, invidia, superbia e ira sono vizi abbondantemente sfruttati dal capitalismo: se venissero controllati, il capitalismo risulterebbe riformato, se non abolito. Nel caso che una tale idea vi spaventi, vuol dire che siete personalmente, antropologicamente responsabili delle colpe del capitalismo. Alfonso Berardinelli - Alberto Abruzzese, Avvenire, venerdì 3 febbraio 2023
Se la buona novella della Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si creda all'autorità di questo libro: le vostre opere, le vostre azioni, le vostre scelte dovrebbero rendere quasi inutile la Bibbia, perché voi stessi sareste la Bibbia vivente! Friedrich Nietzsche