«Ma l'amore? Era pur sempre noto a tutti quanto capriccioso e incostante potesse essere l'amore. E anche quel giorno lui era rimasto in silenzio e forse un po' titubante al suo capezzale, un paio di volte aveva aperto la bocca come per dire finalmente qualcosa, ma neanche un suono gli era salito sulle labbra». Stare al capezzale di un sofferente resta sempre la miglior scuola di teologia che sia concepibile.
Lorenzo Fazzini (Avvenire), citando "Acquavita" (Iberborea) di Torgny Lindgren
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