Quando cominciamo ad attribuire troppo peso ai risultati del nostro lavoro, poco a poco maturiamo l'erronea convinzione che la vita sia una sorta di tabellone su cui qualcuno va elencando i nostri punti per poi decretare il nostro valore. E prima d'essercene resi conto appieno, abbiamo venduto le nostre anime ai tanti arbitri sempre pronti a fissarci un punteggio. Con ciò, ecco che non siamo più solo nel mondo, ma anche del mondo. E diveniamo ciò che siamo per il mondo. Siamo intelligenti perché qualcuno ci attribuisce un quoziente elevato. Utili perché qualcuno ci dice grazie. Simpatici perché piacciamo a qualcuno. E importanti perché qualcuno ci reputa indispensabili. In breve: valiamo perché abbiamo successo. E più permettiamo che i nostri traguardi – i risultati delle nostre azioni – divengano i criteri della nostra auto-stima, più finiamo per nuocerci sotto il profilo mentale e spirituale, sempre a chiederci se sapremo restare all'altezza delle aspettative che abbiamo creato con i nostri ultimi successi. Nella vita di molte persone si innesca così una sorta di circolo vizioso: le loro ansie crescono in modo direttamente proporzionale ai loro successi.
H.J.M. Nouwen, "Meditazioni sulla vita cristiana", Queriniana, Brescia 1998
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