Da ragazzo mi ero immaginato che le mie valli Dio le avesse fatte con gli avanzi. Con quei rimasugli che gli erano rimasti tra le pieghe delle dita e le crepe delle mani nodose dopo aver modellato le imponenti dorsali occidentali, le morbide praterie assediate dai boschi, le grandi pareti rocciose accecate dal sole che precipitano sui pascoli dritte e compatte, senza sbavature, come guance ben rasate. […]
Nella Val Maira la vita è impervia e incontaminata, dura e frastagliata come la cresta delle montagne che ne definiscono il paesaggio dove ci sono poche strade, strette e tortuose, torrenti effimeri e sentieri da capre, mal tracciati e incerti, perché spesso si smarriscono tra intrichi di acacie spinose e faggi scheletrici. Franco Faggiani, "L'inventario delle nuvole", Fazi Editore
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