venerdì, gennaio 25, 2019

Schiavi di sé stessi

Mi hanno donato un libro – forse perché non sono capace, ma neppure lo voglio, di nascondere gli anni evidenziati dalle rughe del mio volto - un libro che insegna a valorizzare il tempo capace, col passare degli anni e dei decenni, di traghettarci alla saggezza che rende matura e serena la vita.

Leggendolo vi trovo riflessioni e consigli quanto mai opportuni. Viene evidenziato come quando si è giovani ci si preoccupa giustamente del futuro e lo si insegue anche a costo di adattamenti, di rinunce o addirittura di compromessi.

L'età matura, al contrario, costringe a concentrarsi su sé stessi e a gestirsi con quanto si tiene nelle mani. È inconcludente e devastante ostinarsi - anche a rischio di cadere nel ridicolo - a seguire atteggiamenti e mode esclusive dei giovani e tentare così di trattenere o almeno di prolungare la giovinezza comunemente considerata l'età migliore.  

In realtà è l'età che avanza che permette di riscoprire e   mettere a frutto il tesoro della propria personalità, liberandola dai condizionamenti, a volte negativi, imposti dalle persone e dai contesti del quotidiano. Da qui il consiglio a guardarsi dentro con in propri occhi e a lavorare alla realizzazione delle proprie aspettative, indifferenti alle attese ed ai giudizi degli altri.

In effetti questo ragionamento è convalidato dalla esperienza, infatti la felice soluzione delle difficoltà dipende in buona parte dallo stato d'animo con cui si affrontano.

Proseguendo nella lettura del libro, però, si fa strada in me qualche riserva e perplessità. Pare si dia per scontato che nella miniera che siamo invitati ad esplorare vi sia solo "oro colato" o diamanti già finemente lavorati e trasformati in preziosi monili. Sembra di leggere che il proprio carattere, il proprio sentire, il proprio io   debbano difendersi o riscattarsi solo da ogni confronto con il mondo esterno e con Dio stesso.

Sebbene a volte le relazioni con gli altri e con l'Altro, perché condizionate da formalismo e superficialità, abbiano prodotto effetti negativi, sarebbe desolante eliminarle dal nostro crescere.

Essere liberi non equivale ad essere indipendenti!

È stata questa la tentazione cui ha ceduto l'Adamo della Bibbia il quale ha preteso di erigersi a misura del bene e del male sganciandosi da ogni riferimento considerato umiliante dipendenza. 

L'esperienza e la fede, al contrario, mi confermano che chi si sente libero solo perché totalmente indipendente dagli altri e da Dio, rischia di ritrovarsi schiavo. Schiavo di sé stesso. Fra' Angelo


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