Dice le cose di sempre e ripete le parole che un Papa deve dire, come eco fedele di Gesù. Eppure ci pare, il suo, un linguaggio nuovo. Perché? Non sono nuove le parole, direi; è nuovo il linguaggio. Per parlarci, Francesco ricorre all'alfabeto delle nostre storie, delle nostre gioie e delle nostre difficoltà; impiega una grammatica umana, che ci rende più facile la comprensione. Tutti i giorni noi parliamo così.
Marcello Semeraro, vescovo di Albano
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