Dopo aver visto per ben due volte il film "Des hommes et des dieux" (Uomini di Dio), sui monaci trappisti di Tibhirine, sto ora leggendo un libro che parla dei martiri d'Algeria (M.Mc Gee, Christian Martyrs for a muslim people, 2008). La loro storia mi dà una chiave di lettura della situazione dei cristiani un po' ovunque. L'aspetto che mi colpisce di più è che, in Algeria, la colonizzazione prima e la decolonizzazione poi hanno lasciato dietro di sé un grande senso di umiliazione. Nelle nostre conversazioni, quando parlerò di umiliazione, non penso tanto a situazioni in cui qualcuno interviene dall'esterno per umiliare di proposito un altro, a situazioni in cui ci sarebbero per così dire degli umiliatori e degli umiliati. Voglio piuttosto evocare situazioni in cui le circostanze della storia hanno portato con sé, nei confronti di un gruppo, di una Chiesa, di una cultura che si trovava in posizione dominante o per lo meno riconosciuta, un ribaltamento e quindi un'umiliazione. In Algeria i francesi avevano fatto anche del bene, costruito scuole, ospedali, belle opere. Le gestivano, trasmettendo però un messaggio implicito: che gli Algerini non sarebbero stati capaci di fare altrettanto. Jean Vanier, Avvenire, 19.2.12
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