Come nasce questo blog? Da Claudio che invia regolarmente una e-mail ai suoi amici con brani acchiappati qua e la. Testi che aiutano a riflettere a farsi delle domande o a cercare delle risposte non banali, non conformiste, non retoriche. Al mio invito di raccoglierle in un blog, Claudio ha risposto più o meno...." se vuoi pensaci tu" E io ho raccolgo la sfida!
martedì, dicembre 23, 2008
L'asino del presepe
Nazareno Fabretti
L'arte di amare
La prima qualità dell'amore cristiano è amare tutti. Quest'arte di amare vuole che amiamo, come fa Dio, tutti, senza distinzione. Non c'è da scegliere tra simpatico o antipatico, vecchio o giovane, connazionale o straniero, bianco o nero o giallo, europeo o americano, africano o asiatico, cristiano o ebreo, musulmano o induista… Utilizzando un linguaggio oggi abbastanza noto, possiamo dire che l'amore non conosce "alcuna forma di discriminazione". Chiara Lubich
lunedì, dicembre 22, 2008
Non di solo pane
"L'uomo non vive di solo pane.
Ha bisogno di luce, di bellezza, di interiorità.
La nostra società si accanisce sul consumo, sul benessere,
e ci rende eleganti eppur volgari, pasciuti eppur vuoti.
Abbiamo perso la capacità di fermarci a contemplare,
di gustare la poesia,
di gioire delle cose semplici e nascoste".
Gianfranco Ravasi
giovedì, dicembre 18, 2008
Ci vogliono i poveri
Ci vuol bene chi lavori e porti il peso. Più poveri ci sono e più numerose le braccia che domandano lavoro. Quindi, concorrenza… delle braccia, possibilità di scelta, minor costo. Mi giudicherete facinoroso e falso perché nessuno ha la spudoratezza di dirle certe cose. Abbiamo imparato a memoria il vocabolario della buona creanza sociale e certi segreti intendimenti non li scoperchiamo: ma in fondo a certe maniere di giudicare e sopratutto a certe maniere di comportarci, c'è la diabolica voglia di moltiplicare i poveri per poter meglio scegliere e pagarli peggio. Quando il portafoglio ha preso il posto del cuore, il diavolo può mettersi tranquillaménte a riposo; lo scolaro gli bagna il naso.
Una pennellata di colore ci vuole, se tutti fossimo vestiti bene, che monotonia! Vicino alla pelliccia profumata ci vuole un povero scialle strappato; una blusa rattoppata vicino all'abito da sera.
Ci vuole un piede nudo lungo il marciapiede tra tante scarpe di mocassino. Chi sta bene può anche vedere le cose sotto l'aspetto estetico. Egli vive di immagini, quasi fosse sempre a teatro, sempre spettatore, mai attore: mentre gli gioverebbe mettersi nella realtà per capire come sia diverso fare il povero dall'immaginarlo. Poi, c'è anche la maniera romantica di aiutare il povero. Se non ci fossero i poveri come si potrebbe diventare benefattori? Se un nostro contadino o un nostro operaio hanno una bella figliuola, si può anche vestirla bene per farsela amica o compagna.
E poi ci si diverte per i poveri.
C'è così bisogno di denaro anche per la beneficenza, che non c'è proprio il caso di annusarlo.
Mi ci son trovato e mi è venuto voglia di buttarlo via. Poi, mi si è affacciato chi aveva fame e ho dovuto riprendere in mano anche questo denaro.
Dicevano gli antichi che il denaro non puzza. Non puzza, ma ripugna.
Ci si diverte e si fa del bene: ci si diverte facendo del bene.
Allora io penso che certi divertimenti non avrebbero gusto se non ci fosse legato il gusto di fare un po' di bene. Mi pare di scorgere sul volto, dei godenti, la noia del godere e mi vergogno di pensare che qualcuno abbia bisogno di misurare il proprio benessere sullo star male degli altri. Quanto potrà durare? I vetri sono fragili e uno schermo di vetro fra i due mondi, è uno schermo che fa ridere.
Oggi, entra ballando, ma domani potrebbe divenire una presenza umana.
Dio si serve di tante strade e dei materiali più diversi per creare un tabernacolo ai suoi prediletti.
Però se volete che vi dica fino in fondo il mio pensiero su questa moda, eccovelo:
È una brutta moda borghese e mi rincresce che il proletariato stia per appropriarsela, scambiandola per una strada di solidarietà. Io ne conosco un'altra più bella: costa un pochino di più, ma il povero vi può passare senza sentirsi umiliato.
mercoledì, dicembre 17, 2008
Il cielo in una casa
due lettini, una piccola finestra,
e un gatto bianco.
Nella mia casa mangiamo
solo la sera
quando il babbo torna a casa
con il sacchetto pieno di pane
e di pesce secco.
Nella mia casa siamo tutti poveri,
ma il mio babbo ha gli occhi celesti,
la mia mamma ha gli occhi celesti,
il mio fratello ha gli occhi celesti e
anche il gatto ha gli occhi celesti.
Quando siamo tutti seduti a tavola,
nella nostra casa,
sembra che ci sia il cielo
Una bimba del Costarica
Se un bambino
Se un bambino vive nell'ostilità, impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia, impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna, impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza, impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento, impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà, impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità, impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione, impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia, impara a trovare l'amore nel mondo.
Dorothy Law Nolte
martedì, dicembre 16, 2008
Sperare
Louis Evely
lunedì, dicembre 15, 2008
Caro fratello
Non approviamo la violenza, malgrado riceviamo violenza.
Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte.
Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà pure la mia morte.
Ezechiele Ramin, missionario comboniano, 1953-1985
venerdì, dicembre 12, 2008
I poveri fanno paura
E sarebbe così facile andare incontro al povero! ci vuoi così poco a dargli speranza e fiducia! Invece, la paura non ha mai suggerito la strada giusta.
Ieri, fu la paura che pagò manganellatori: e non vorrei che oggi la paura consigliasse di nuovo a qualcuno di foraggiare quel qualsiasi movimento di reazione invece di essere giusti verso coloro che hanno diritto alla giustizia di tutti.
Ma c'è da perdere, oggi, a far lavorare.
Chi vi ha detto che si debba sempre guadagnare quando diamo il lavoro? Prima del guadagno, c'è l'uomo: prima del diritto al guadagno, il diritto di vivere. Sta scritto infatti: «tu non ucciderai ».
Il guadagno può farci omicida: e Giuda ha venduto il Sangue del Giusto, per trenta denari.
La paura fa anche dire: — Non sono mai contenti i poveri. Diamo cinque ed è come non glieli avessimo dati: diamo dieci e il volto non cambia. La ragione c'è e non vi fa onore…
Date cinque e con la mano tenete il cuore chiuso: date dieci e il cuore lo tenete ancora più chiuso.
Perché teniamo il cuore chiuso con i poveri? crediamo forse ch'essi abbiano soltanto bisogno d'aumenti?
La povertà non si paga: la povertà si ama.
Per questo motivo non raggiungeremo mai l'incontro lungo la strada delle concessioni. Fino a quando ci sarà una classe che può concedere e una classe che può reclamare un diritto, non avremo il ponte.
Qualcuno trova più comodo e redditizio distrarre e stordire il povero con i divertimenti, onde fargli dimenticare che ha qualche cosa da chiedere una richiesta di giustizia da presentare. Per togliergli dignità, per togliere, al povero la sua eminente dignità, lo si stordisce.
I patrizi della decadenza avevano creato il tribunum voluptatum per sollazzare i poveri. Ho l'impressione che molti, borghesi e no, si assumerebbero volentieri, direttamente o indirettamente, il poco nobile ufficio.
I poveri che si divertono non fanno le barricate: i popoli che si abbruttiscono si possono comperare.
Don primo Mazzolari ("Adesso" n. 7 – 15 aprile 1949)
giovedì, dicembre 11, 2008
Beati coloro
che hanno scelto
di vivere sobriamente
per condividere i loro beni
con i più poveri.
Beati coloro che rinunciano
a più offerte di lavoro
per risolvere
il problema dei disoccupati.
Beati i funzionari
che sveltiscono
gli iter burocratici
e tentano di risolvere i problemi
delle persone non informate.
Beati i banchieri,
i commercianti
e gli agenti di vendita
che non approfittano
delle situazioni
per aumentare i loro guadagni.
Beati i politici e i sindacalisti,
che si impegnano a trovare
soluzioni concrete
alla disoccupazione.
Beati noi
quando smetteremo di pensare:
"Che male c'è nel frodare,
tanto lo fan tutti".
Allora la vita sociale
sarà un'anticipazione
del Regno dei Cieli.
Paul Abela
mercoledì, dicembre 10, 2008
Ogni giorno
intera che riceviamo.
Una giornata preparata
apposta per noi.
Non vi è nulla di
troppo e nulla
di non abbastanza,
nulla di indifferente
e nulla di inutile.
È un capolavoro
di giornata che viene a
chiederci di essere vissuta.
Noi la guardiamo
come una pagina
d'agenda, segnata d'una
cifra e d'un mese.
La trattiamo alla
leggera come un foglio
di carta.
Se potessimo
frugare il mondo e
vedere questo giorno
elaborarsi e nascere
dal fondo dei secoli,
comprenderemmo
il valore di un solo
giorno umano.
Magdaleine Delbrel
venerdì, dicembre 05, 2008
Il dono
Ci sono quelli
che danno poco del molto che hanno
e lo danno per ottenere riconoscenza,
e il loro desiderio guasta i loro doni.
E ci sono quelli
che hanno poco e lo danno tutto.
Sono proprio loro
quelli che credono nella vita
e nella generosità della vita,
e il loro scrigno non è mai vuoto.
Ci sono quelli che danno con gioia,
e questa gioia è la loro ricompensa.
E ci sono quelli che danno con dolore,
e questo dolore è il loro battesimo.
E ci sono quelli che danno
e nel dare non provano dolore
né cercano gioia
né danno pensando alla virtù.
Essi danno come in quella valle laggiù
dove il mirto esala nello spazio la sua fragranza.
Per mezzo delle mani di gente come loro
Dio parla e dietro ai loro occhi
egli sorride alla terra.
È bene dare quando si è richiesti,
ma è meglio dare quando,
pur non essendo richiesti,
comprendiamo i bisogni degli altri.
E per chi è generoso,
il cercare uno che riceva
è gioia più grande che non il dare.
E c'è forse qualcosa che vorresti trattenere?
Tutto ciò che hai
un giorno o l'altro sarà dato via.
Perciò dà adesso,
si che la stagione del dare sia la tua,
giovedì, dicembre 04, 2008
Resta con noi
A tutti i cercatori del tuo volto
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.
David Maria Turoldo
martedì, dicembre 02, 2008
Orizzonti
Qualunque sia la tua condizione di vita non lasciarti imprigionare dalla ristretta cerchia della tua piccola famiglia. Una volta per tutte adotta la famiglia umana. Bada a non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo. Sii un uomo in mezzo agli altri. Nessun problema, di qualsiasi popolo, ti sia indifferente. Vibra con le gioie e le speranze di ogni gruppo umano. Fa' tue le sofferenze e le speranze di ogni uomo.
Vivi la scala mondiale, o meglio ancora, universale. Helder Camara