Come nasce questo blog? Da Claudio che invia regolarmente una e-mail ai suoi amici con brani acchiappati qua e la. Testi che aiutano a riflettere a farsi delle domande o a cercare delle risposte non banali, non conformiste, non retoriche. Al mio invito di raccoglierle in un blog, Claudio ha risposto più o meno...." se vuoi pensaci tu" E io ho raccolgo la sfida!
venerdì, agosto 28, 2015
giovedì, agosto 27, 2015
venerdì, agosto 14, 2015
Il ballo dell'obbedienza
È il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni dopo mesi, danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.
C'è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi dicono il mattutino di sant'Enrico, re.
Ed io, penso
all'altro re.
Al re David che danzava davanti all'Arca.
Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia,
e san Francesco, davanti al papa.
Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
facendo i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da
condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro
hai inventato san Francesco,
e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che noi inventiamo qualcosa
per essere gente allegra che danza la propria vita con te.
Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.
Non occorre chiederti spiegazioni
sui passi che ti piace di segnare.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, di te.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l'orchestra
scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare invece di
camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.
Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica:
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà
è di una inconcepibile fantasia,
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
tappezzeria
nel ballo di gioia che è il tuo amore.
Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo
che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo:
anche questo è danza.
Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
avviato fra te e noi,
il ballo della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni:
in essa, quel che tu permetti
dà suoni strani
nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
come un vestito da ballo, che ci farà amare di te
tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.
Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si
rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci.
Madeleine Delbrêl, "Noi delle strade", Gribaudi, Milano 1995.
giovedì, agosto 13, 2015
Disarmo
Davanti a noi può esserci, se lo scegliamo, un progresso continuo nella felicità, nella conoscenza e nella saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte perché non siamo in grado di dimenticare le nostre dispute? Noi rivolgiamo un appello da essere umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Luglio 1955. Conclusione del Manifesto redatto da Bertrand Russell e Albert Einsteìn, in cui si sollecitavano i governi a bandire le armi nucleari e a trovare mezzi pacifici per la risoluzione dei conflitti (da questo documento sarebbe poi sorto il movimento internazionale per il disarmo Pugwash).
lunedì, agosto 10, 2015
Otium
Avere meno occasioni da dedicare all'otium, alla riflessione e alla interiorità ci porta a essere meno creativi: abbiamo meno possibilità di immaginare e pensare liberamente. Nicoletta Vittadini
domenica, agosto 09, 2015
Meditare
Non avere il tempo per meditare è come non avere il tempo di guardare dove si sta andando, perché si è troppo impegnati a camminare. A. D. Sertillange
sabato, agosto 08, 2015
martedì, agosto 04, 2015
Fiducia
C'è del gusto a stare in un mare in tempesta, quando si è sicuri che la nave non può affondare. Blaise Pascal
lunedì, agosto 03, 2015
Prima di ...
Prima di discutere, respira.
Prima di parlare, ascolta.
Prima di criticare, esaminati.
Prima di scrivere, pensa.
Prima di ferire, senti.
Prima di arrenderti, tenta.
Prima di morire, vivi.
William Shakespeare
domenica, agosto 02, 2015
Bomba atomica
Capimmo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero. Ma la maggior parte di noi rimase in silenzio. A me venne in mente un verso della Bhagavadgita: "Sono la Morte, la distruttrice dei mondi". Suppongo che pensassimo tutti qualcosa del genere in un modo o nell'altro. Robert Oppenheimer, deserto del New Mexico, scoppio della prima bomba atomica, 16 luglio 1945.