Da quando la pace ha cominciato a presentarsi in pubblico con la compagnia un po' sospetta della giustizia, quello della pace non solo è diventato il discorso più destabilizzante, ma che ha fatto capire tantissime cose.
Che non ci potrà mai essere pace finché i beni della terra sono così ingiustamente distribuiti.
Che guerra non è solo il tuono dei cannoni o l'esplosione delle atomiche o materiale chimico, ma la semplice esistenza, anche se subìta in rassegnato silenzio, di questo violento sistema economico. L'assurdo non è che nel mondo ci siano ricchi e poveri, ma che i ricchi diventino sempre più ricchi sulla pelle dei poveri che diventano sempre più poveri.
Che l'asse della pace o della guerra non passa tanto tra l'Est e l'Ovest, ma tra il Nord e il Sud; tra popoli ricchi e terzo mondo, sprofondato nei debiti e sull'orlo dell'abisso.
Forse ciascuno di noi con le mille violenze pubbliche e private che consuma ogni giorno, è complice e titolare dei focolai della guerra.
(Lettera Equipe Notre Dame n°116 – nov. dic. 2001)